(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) primitiva o secondaria ad altre cause come può essere un trauma. Una volta individuato il paziente, si attende dalla Banca dell’osso e dei tessuti la possibilità di poter fare il prelievo dell’articolazione da un donatore cadavere. Quando il donatore è disponibile vengono prelevate “fette” di osso e di cartilagine dello spessore non superiore ad un centimetro. Una “fetta” da una parte dell’articolazione ed una seconda dall’altra. Si preleva anche la cartilagine che con questa tecnica del “trapianto fresco” rimane vitale. Dal momento del prelievo dell’articolazione a quello del trapianto trascorrono infatti non più di dieci giorni durante i quali si svolgono gli accertamenti per essere sicuri che non ci siano inquinamenti batterici o virali nelle parti prelevate.
Al Rizzoli, dice il prof. Giannini, si eseguono anche interventi di ingegneria tissutale per riparazione di lesioni articolari non totali, come il caso del trapianto di cui si è parlato. Si prelevano cellule staminali dal paziente che, insieme ad altre cellule prelevate dal sangue sotto forma di aggregati piastrinici vengono applicate su di un materiale sintetico bio-compatibile che inserito nella zona del danno osteocartilagineo ne favorisce la riparazione. È auspicabile che in un futuro questa metodica attualmente utilizzata attualmente solo per lesioni parziali possa essere estesa a lesioni totali permettendo di ricostruire in maniera ingegneristica le articolazioni completamente danneggiate. A distanza di due anni dall’intervento abbiamo posto alcune domande al Prof. Giannini per capire qual è lo stato attuale dei trapianti articolari:

A proposito del trapianto articolare totale di spalla da lei eseguito nel 2008 su un paziente di 47 anni che soffriva da tempo di una grave forma di artrosi post traumatica, il paziente ha ottenuto un completo recupero?
Sì completo
Ci sono state complicazioni di sorta?
No, nessuna per fortuna.
Quali sono i vantaggi di questo tipo di intervento rispetto ai normali interventi di impianto di protesi? complessità dell'intervento? tempi di recupero?
Per quanto riguarda i vantaggi, si tratta di un impianto biologico cioè simile ad una spalla naturale.
La protesi invece è un impianto artificiale costituito da metallo e polietilene e quindi soggetto ad usura. L’intervento è complesso e richiede una organizzazione particolare (Banca dell’osso, Strumentario particolare ed Equipe preparata).
- quali sono stati i tempi recupero ?
ci si aggira intorno ai 4 mesi.
- E quali gli svantaggi?
In questo caso nessuno, ma bisogna valutare l’evoluzione nel corso degli anni.
- Quali sono i casi in cui il trapianto con protesi biologica si rende necessario?
È indicato in pazienti al di sotto dei 50 anni, quando l’alternativa sarebbe una protesi meccanica: intervento che resta comunque valido in pazienti in età più avanzata.
- È possibile immaginare i tempi di un possibile intervento per la sostituzione dell'articolazione femorale?
Sì, in futuro sarà possibile.
- È possibile pensare di utilizzare il trapianto articolare di questo tipo anche per altre articolazioni?
Sì, ho già eseguito 72 casi di caviglia, 8 ginocchia e 5 di alluce.
- Per gli altri interventi sulle spalle fino ad oggi effettuati, in tutto tre, qual è stato il decorso?
Per due casi ottimo, il terzo buono.
- Qual è la situazione attuale dei trapianti articolari in Italia e all'estero?
Siamo all’avanguardia come numero di impianti e siamo stati i primi al mondo nella chirurgia dei trapianti articolari sul ginocchio spalla e alluce. Sono comunque interventi da riservare a pazienti giovani con indicazioni precise e limitate, e da eseguire in centri superspecialistici come l’Istituto Ortopedico Rizzoli. Sono tuttora in corso ulteriori ricerche all’interno dell’Istituto per migliorare sempre di più i risultati ottenuti.
Insomma, si stanno perfezionando sempre di più le protesi meccaniche , sia per quanto riguarda i materiali sia per il disegno, ma le ricostruzioni biologiche sono la principale finalità del chirurgo con lo scopo di dare ad un paziente giovane un’articolazione simile a quella sana che permetta di svolgere una vita del tutto normale senza particolare rischi di usura dell’impianto. E su questo terreno, presso l’Istituto Rizzoli, si sta lentamente progredendo.


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