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alla 1° pagina..) sistema immunitario per renderlo maggiormente reattivo contro il tumore. Il primo, tremelimumab, diretto contro CTLA-4, agisce nelle fasi iniziali dell'attivazione della risposta immunitaria, l'altro, durvalumab, diretto contro PD-L1, agisce invece in una fase più tardiva della risposta immunitaria. L’idea è quindi quella di agire su due fasi differenti dell’attivazione della risposta immunitaria ma tra loro complementari”.
Si tratta di una sperimentazione di fase 2 che arruolerà in tutto 40 pazienti e che sarà presentata anche all’ASCO, il più importante congresso internazionale di oncologia, che si terrà a Chicago dal 3 al 7 giugno. Lo studio è stato disegnato partendo dai promettenti risultati ottenuti in altre due precedenti sperimentazioni, condotte sempre a Siena e pubblicate dal gruppo diretto dal dottor Maio ad aprile 2015 su “The Lancet Respiratory Medicine” e, nel 2013, su “Lancet Oncology”.
“Lo studio pubblicato nel 2015 – aggiunge la Calabrò - ha utilizzato, in pazienti affetti da mesotelioma in fase avanzata, che avevano fallito una precedente chemioterapia standard, una scheda di somministrazione più intensiva e un diverso dosaggio dell’anticorpo monoclonale tremelimumab incrementando l’efficacia clinica del trattamento, rispetto allo studio già effettuato sempre con tremelimumab dal Centro di Siena nel 2013. Nel NIBIT- MESO-1, quindi, partendo dai risultati promettenti ottenuti con l'anticorpo anti-CTLA-4, abbiamo associato anche l'anticorpo diretto contro PD-L1, farmaco di nuova generazione”.
Al momento non ci sono nuove terapie per curare il mesotelioma pleurico e quindi l’immunoterapia oncologica apre importanti prospettive di cura.
Intanto, un altro studio italiano condotto in collaborazione fra Università del Piemonte Orientale e Istituto San Raffaele di Milano è giunto all'individuazione di un nuovo possibile approccio terapeutico per il trattamento di questa forma di cancro strettamente connessa all'esposizione all'amianto.
La cura del mesotelioma passa attraverso l'uso della chemioterapia, che però ha mostrato sempre gravi effetti collaterali e un alto tasso di recidività. Lo studio italiano, pubblicato su PLoS One, si è concentrato sull'idea di una combinazione fra nutrienti attivi e farmaci antitumorali. In precedenza, il team aveva scoperto l'effetto positivo esercitato dall'ascorbato, ovvero la vitamina C, sulle cellule di mesotelioma. Sulla scorta di questa scoperta, i ricercatori italiani sono partiti da una miscela di ascorbato e di farmaci chemioterapici per arrivare a una combinazione fra ascorbato, EGCG (epigallo-catechina-3-gallato, un polifenolo estratto dal tè verde) e gemcitabina, un chemioterapico.
Dai primi test preclinici emerge la potenzialità della combinazione prescelta, con una riduzione della massa tumorale e l'assenza di metastasi. Lo studio, sostenuto dalla Fondazione Buzzi-Unicem Onlus di Casale Monferrato, ha ora come obiettivo la messa a punto di test clinici per l'avvio di una sperimentazione umana e l'eventuale conferma d'efficacia della terapia proposta.
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11/05/2016 Andrea Sperelli
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