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alla 1° pagina..) le origini della nuova terapia genica: “È da circa dieci anni che cerchiamo il modo di rimuovere completamente il virus dell’Herpes dall’organismo. Un mio collega stava lavorando a una classe di proteine dette “meganucleasi”, e voleva usarle per fare dei taglietti nella molecola del DNA e inserire dei geni curativi. In realtà però si è visto che con quel sistema si spezza il Dna. Allora ho pensato che questo effetto fosse proprio quello che può servire a una terapia antivirale che abbia come bersaglio il Dna del virus”.
Queste forbici molecolari riescono a penetrare nelle cellule e scovare una specifica sequenza di Dna, quella che identifica l’herpes simplex virus. Trovata la particella virale, le meganucleasi producono due tagli sul Dna. Il Dna si spezza, la cellula riconosce il Dna spezzato come “spazzatura” e lo distrugge.
L’aspetto interessante della ricerca è la sua applicabilità in altri ambiti, in particolare contro il virus dell’Hiv: “L’Hiv è un buon esempio. Un altro esempio – sul quale stiamo lavorando proprio ora e avendo primi risultati incoraggianti – è il virus dell’epatite B, che può causare cirrosi e tumori al fegato. Anche in quel caso il virus, come nell’Herpes, va a nascondersi, al sicuro dal sistema immunitario. In quel caso si nasconde nel fegato, dove tende a rimanere per tutta la vita. Con il nostro approccio miriamo a stanarlo e distruggerlo”.
Un’altra potenziale applicazione riguarda l’Alzheimer, spiega ancora Jerome: “Il possibile legame tra herpes e Alzheimer è stato trovato da ricercatori italiani del Cnr. Abbiamo letto con attenzione quello studio, e speriamo di proseguire in questo tipo di ricerca. È un risultato che si vede nei topi: se i topi ospitano il virus dell’herpes per molto tempo, e il virus si riattiva di continuo, i topi iniziano ad avere problemi di apprendimento e si notano cambiamenti patologici che assomigliano all’Alzheimer umano. Anche in questo caso cercheremo di capire se rimuovere percentuali sempre maggiori del virus – per ora siamo al 90% dopo un mese di terapia, ma l’obiettivo finale è naturalmente il 100% - potrà evitare questo decadimento cognitivo”.
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02/09/2020 Andrea Piccoli
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