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alla 1° pagina..) alla storia del piccolo sudanese e ha deciso di lavorare alla produzione di protesi low cost da costruire grazie a una stampante 3D. Realizzato il progetto della protesi e il software che indicava alla stampante le modalità con le quali produrre il dispositivo, Ebeling è partito alla volta del campo profughi di Yida, in Sud Sudan, per organizzare il primo intervento, di cui ha beneficiato proprio Daniel. Il progetto, che vede la collaborazione del dott. Tom Catena, medico statunitense che per primo aveva curato il ragazzo, è open source, cioè disponibile a chiunque voglia intraprendere strade simili in altre zone delicate del mondo, come spiega Ebeling: “speriamo che anche altri bambini e adulti in altre regioni dell'Africa e di altri continenti possano sfruttare il potere di questa nuova tecnologia''.
Al progetto hanno partecipato molti ricercatori, in particolare del prestigioso Massacchussets Institute of Technology. Nel campo profughi di Yida la stampante 3D lavora a pieno ritmo producendo una protesi alla settimana: “crediamo che il Project Daniel possa dare il via a una campagna globale attraverso cui ogni persona bisognosa nel mondo possa usare la tecnologia per il suo scopo migliore, servire l'umanità'', spiega Ebeling.
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10/01/2014 Andrea Piccoli
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