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alla 1° pagina..) di separazione dal corpo e di aver osservato senza angoscia gli eventi in atto, avendo il tempo anche di compiere una sorta di breve bilancio della propria vita.
I ricercatori hanno scoperto che queste esperienze di morte sono diverse da allucinazioni, delusioni, illusioni, sogni o coscienza indotta dalla rianimazione. «Queste esperienze ricordate e i cambiamenti delle onde cerebrali possono essere i primi segni della cosiddetta esperienza di premorte», ha detto Sam Parnia.
«L’identificazione di segni elettrici misurabili di attività cerebrale lucida e intensa, insieme al ricordo di storie simili di esperienza di morte, suggerisce che il senso umano di sé e della propria coscienza, esattamente come altre funzioni biologiche del corpo, potrebbe non fermarsi completamente nel momento del decesso», aggiunge Parnia, che conclude: «I nostri risultati dimostrano che mentre siamo sull’orlo della morte o in coma le persone subiscono un’esperienza cosciente interiore unica, inclusa la consapevolezza senza angoscia».
Una ricerca pubblicata su Frontiers in Aging Neuroscience qualche tempo fa aveva registrato le onde cerebrali di un uomo morto d’infarto scoprendo che il cervello, anche dopo che il cuore ha smesso di battere, continua ancora la sua attività, anche se soltanto per 30 secondi. Subito prima e subito dopo l’arresto cardiaco è stato registrato un aumento di onde cerebrali molto specifiche note come oscillazioni gamma, collegate ad attività come il recupero della memoria, la meditazione e il sogno.
21/11/2022 Andrea Piccoli
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