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alla 1° pagina..) soggetti che hanno dichiarato di fare 2 o 3 saune alla settimana il rischio di morte improvvisa è sceso del 22 per cento, mentre per chi ne faceva dalle 4 alle 7 a settimana il rischio era inferiore del 63 per cento. Lo stesso vale per gli eventi coronarici fatali, con percentuali rispettivamente inferiori del 23 e del 48 per cento, e per i casi di morte cardiovascolare, con percentuali inferiori del 27 e del 50 per cento rispettivamente.
Infine, significativo il dato relativo ai decessi per qualsiasi causa. Chi faceva 2 o 3 saune a settimane rischiava il 24 per cento in meno rispetto alla media, chi ne faceva dalle 4 alle 7 ben il 40 per cento in meno.
Com'era prevedibile, anche il tempo trascorso all'interno della sauna è risultato rilevante, con una riduzione progressiva del rischio man mano che aumentava la durata della sauna.
«Sono necessari ulteriori studi per stabilire il meccanismo potenziale che lega la sauna alla salute cardiovascolare», hanno comunque concluso i ricercatori.
La sauna, una vera e propria rigenerazione del corpo e dello spirito, è stata importata in Italia dai paesi nordici dove il gelo si fa sentire.
Una seduta di sauna è composta da varie fasi. La prima è una doccia iniziale che dilati i pori pronti a rilasciare le tossine del corpo. La seconda parte è la sauna vera e propria, effettuata in una cabina ricoperta di legno aromatico, ovvero non trattato con vernici. La temperatura deve essere di 70, 80 gradi con un'umidità del 10%. Alla sauna tradizionale esistono delle varianti come la biosauna ottenuta con effluvi di erbe aromatiche che si mescolano al vapore con un effetto salutare per la circolazione. Alla seconda fase che può durare dagli 8 ai 15 minuti per chi è abituato, ne segue una terza in cui di regola ci si sottopone a una doccia fredda. Le sedute di sauna possono anche essere due o tre di seguito sempre terminanti con una doccia fredda. La sauna si conclude con il rilassamento e con l'assunzione di acqua o succhi per reintegrare i sali minerali persi. La terapia del caldo è sconsigliata ai cardiopatici, alle donne nel periodo mestruale e alle persone che soffrono di pressione bassa.
Uno dei co-autori della ricerca, l'italiano Francesco Zaccardi – che lavora presso il Diabetes Research Center dell'Università di Leicester -, spiega i potenziali meccanismi d'azione: «Va premesso che in Finlandia tutti hanno la sauna in casa ed è praticata diversamente da come la intendiamo noi: durano circa 1/2 ora, la temperatura è sui 90° con un'umidità del 10% e sono intercalate da docce tiepide o a volte fredde. Questo gioco di temperatura alta e bassa potenzialmente ha effetti sul sistema vascolare, regola l'elasticità dei vasi, modula il sistema nervoso autonomo: tutti meccanismi biologici che possono giustificare a lungo termine un effetto sulla mortalità Cv e totale».
Inoltre si è notato che in un sottogruppo di pazienti diabetici l'efficacia della sauna in termini di prevenzione cardiovascolare è più evidente rispetto alle persone sane.
«Il dato è interessante perché può chiarire un potenziale meccanismo. Nei soggetti diabetici un fattore di rischio importante per l'aumentata mortalità Cv, soprattutto se malattia è di lunga durata, è la disfunzione autonomica. Se la sauna agisce esattamente attraverso la modulazione del sistema nervoso autonomo ciò potrebbe giustificare perché nei soggetti diabetici si ha un beneficio maggiore», spiega Zaccardi.
«È in progetto uno studio osservazionale che utilizzerà la stessa popolazione ma con outcomes metabolici. Studi fisiopatologici inoltre avranno lo scopo di verificare gli effetti della sauna in termini di elasticità dei vasi (dilatazione flusso-mediata), modulazione del sistema nervoso autonomo (Holter cardiaco), concentrazione di glucosio, insulina e altri ormoni», conclude il ricercatore italiano.
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19/12/2016 Andrea Piccoli
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