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alla 1° pagina..) e all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). A sua volta, "l'Efsa effettuerà la sua valutazione del rischio del glifosato, che dovrebbe essere pronta nel luglio 2023", fa sapere l'Echa. “Sulla base di questi dati la Commissione presenterà quindi agli Stati membri una nuova relazione e un progetto di regolamento sulla possibilità di rinnovare o meno l'approvazione del glifosato".
Le conclusioni dell’Echa contrastano con quelle dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc), che nel 2015 aveva classificato come "probabilmente cancerogeno per l'uomo" il glifosato. “La classificazione - spiega lo Iarc - si basava su prove limitate di cancro negli esseri umani e prove sufficienti di cancro negli animali da esperimento".
Ma il glifosato continua ad essere al centro delle polemiche per i suoi potenziali effetti sulla salute umana. Uno studio pilota firmato da Daniele Mandrioli dell’Istituto Ramazzini di Bologna rivela che il composto ha l’effetto di alterare il microbioma intestinale dei feti di madri esposte a concentrazioni ritenute sicure.
Lo studio, realizzato su modello murino, evidenzia anche alterazioni dello sviluppo sessuale e possibile insorgenza di tumori. Lo studio verrà pubblicato a breve su Environmental Health.
Gli scienziati hanno analizzato la prole di ratti che avevano accumulato nei tessuti livelli di glifosato pari a 1,75 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo, ovvero la dose giornaliera ritenuta sicura dall’Epa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti.
"L'alterazione del microbioma è stata associata a una serie di conseguenze negative sulla salute, come obesità, diabete e problemi immunologici", ha commentato Mandrioli sul quotidiano inglese The Guardian.
I ricercatori bolognesi hanno anche osservato un aumento significativo delle aberrazioni cromosomiche nelle cellule del midollo osseo dei ratti esposti al glifosato, soprattutto nelle prime fasi di vita.
Non è la prima ricerca a dimostrare la cancerogenicità del composto negli animali da laboratorio, tuttavia gli esiti sull’uomo sono ancora oggetto di analisi e gli effetti a lungo termine rimangono ancora poco noti.
L'Agenzia Europea per la Chimica ha affermato che “le evidenze scientifiche disponibili non soddisfano i criteri necessari per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione”.
Durissima la presa di posizione di Scott Partridge, vicepresidente della Monsanto, l’azienda che produce Roundup, uno dei pesticidi a base di glifosato più diffusi al mondo: "L'Istituto Ramazzini è un'organizzazione di attivisti con dei secondi fini non dichiarati nella campagna di crowdfunding. Sostengono la messa al bando del glifosato e più volte nel passato hanno rilasciato affermazioni non supportate dalle agenzie di regolamentazione. Non si tratta di vera ricerca scientifica. Tutte le ricerche finora condotte hanno dimostrato che non esiste alcun legame tra glifosato e cancro".
L'erbicida ha avuto un vero e proprio boom commerciale grazie alle piante ogm che ne hanno incorporato la resistenza. La sostanza è rintracciabile nell'acqua, nell'aria e nei cibi, con livelli di esposizione via via crescenti man mano che ci si avvicina alle aree in cui viene utilizzato. Il rischio per la salute è legato in buona parte al possibile sviluppo di linfomi non Hodgkin, un tumore del sangue.
Secondo la Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), che ha prodotto un rapporto sull’argomento, le autorità preposte dovrebbero intervenire a livello normativo: “Spetta ai governi e agli altri organismi internazionali emanare regolamenti e leggi a tutela della salute pubblica".
Anche in questo caso la reazione della multinazionale Monsanto è stata dura, definendo quella di Iarc “junk science”, cioè scienza spazzatura. “Il processo decisionale della Iarc non è trasparente, la decisione è irresponsabile e potrebbe causare confusione sul tema molto importante della sicurezza", ha dichiarato Robb Fraley, Chief Technology Officer della Monsanto. "La Iarc ha volutamente scelto di ignorare dozzine di studi che supportano il giudizio di non pericolosità per il glifosato".
Vincenzo Vizioli dell'Aiab (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica) non sembra però avere dubbi sulla bontà del lavoro degli esperti della Iarc: “l'Italia e l'Unione Europea considerino immediatamente le misure necessarie per proteggere agricoltori e consumatori dal glifosato. Che faccia male alla salute dell'uomo e dell'ambiente, che si accumuli nei cibi e nell'acqua, lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui".
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03/06/2022 Andrea Piccoli
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