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alla 1° pagina..) utilizzata, la prescrizione di antiossidanti e nutraceutici non mostra evidenze di efficacia nel trattamento dell’infertilità secondaria, mentre esistono evidenze deboli per quella idiopatica.
3) Non prescrivere inibitori della fosfodiesterasi 5 (Pde5i) nella disfunzione erettile senza adeguato iter diagnostico. In questi pazienti la stratificazione del rischio cardiovascolare è semplice e può svelare una patologia asintomatica, quindi va evitata una prescrizione automatica senza un adeguato iter diagnostico. Il suggerimento è valido anche per la disfunzione erettile psicogena, in quanto l’utilizzo al bisogno dei Pde5i può comportare ancora maggior sfiducia nella capacità spontanea di erezione e condurre a una dipendenza psicologica dal farmaco, alimentando il circolo vizioso alla base del fenomeno.
4) Non vanno eseguiti test genetici e studi sulla frammentazione del Dna in maniera sistematica. L'esecuzione di test genetici nel paziente con alterazione dei parametri seminali e storia di infertilità di coppia va riservata a situazioni specifiche.
L’uso di tali test su larga scala rappresenta una pratica inappropriata sotto il profilo clinico e quello economico. L'analisi del cariotipo e delle microdelezioni del cromosoma Y sono indicati in soggetti con azoospermia o grave oligozoospermia non ostruttive. Lo screening per le mutazioni del gene Cftr dovrebbe riservato ai casi di assenza congenita dei vasi deferenti. In soggetti affetti da ipogonadismo centrale è consigliabile l'analisi di un pannello di geni candidati (10-30 geni). L’analisi di alterazioni del gene del recettore androgenico e dei geni Dp19l2c e Aurkc è indicata solo in casi selezionati. I dati esistenti relativi alla relazione tra integrità anomala del Dna ed esiti riproduttivi sono troppo limitati per raccomandare l'uso di questi test nella routine del maschio infertile.
5) In menopausa va evitato l’utilizzo di fitoestrogeni per i sintomi sessuali. Non ci sono evidenze scientifiche che accertino un chiaro vantaggio nell’utilizzo dei fitoestrogeni per il trattamento dei disturbi sessuali quali il desiderio sessuale ipoattivo, il disturbo orgasmico, la dispareunia, il vaginismo e il disturbo dell’eccitazione, o per il trattamento delle vampate di calore.
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13/09/2018 Andrea Sperelli
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