(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) non ci fosse più nulla da fare. Sono emersi miglioramenti anche nei pazienti con scarsi punteggi alle scale di valutazione e una prognosi sfavorevole.
Chi poi all’arruolamento conservava un certo grado di funzione motoria distale, cioè usava meglio le mani, ha avuto un vantaggio ancora maggiore.
Anche gli esami di imaging cerebrale hanno segnalato un miglioramento nelle aree motorie chiave dopo la stimolazione.
L’aspetto interessante è che la DBS sembra ottenere risultati anche al di là delle cosiddette golden hours, cioè quel breve lasso di tempo dopo la crisi in cui, secondo il protocollo, è necessario agire per tentare di arginare i danni prodotti dall’ictus al paziente.
«Questo trattamento sembra migliorare i processi di adattamento e di recupero da danno ischemico cerebrale attraverso il fenomeno della neuroplasticità che può essere risvegliata anche molto tempo dopo l’evento acuto - commenta Mauro Silvestrini, Presidente della Facoltà di Medicina dell’Università Politecnica delle Marche e dell’Italian Stroke Association - Il buon risultato ottenuto dovrà essere confermato su gruppi più ampi di pazienti ma, ancora una volta, dimostra l’importanza di trattarli per periodi anche lunghi al fine di promuoverne il recupero e va sottolineata l’importanza di approcci non invasivi e in particolare della riabilitazione».
Notizie specifiche su: ictus, stimolazione, cervello, 02/10/2023 Andrea Sperelli


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