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alla 1° pagina..) pubblicati, si sono dimostrati essere validi nel proteggere il cervello».
Quali sarebbero dunque i cibi che proteggono l’attività del cervello? «Sono quelli ricchi di antiossidanti, polifenoli, acidi grassi polinsaturi, vitamine del gruppo B, vitamina E», chiarisce la specialista. E come è strutturata la dieta MIND? «Privilegia frutta di stagione, verdure, legumi (prevalentemente fagioli), semi, frutta secca a guscio oleosa (soprattutto noci), olio extravergine d’oliva e cereali integrali, pesce, pollo, pochissima carne rossa, pochissimo formaggio e un grosso limite a tutti i cibi processati».
Un regime alimentare che quindi non si discosta molto da quello mediterraneo. Largo spazio alle verdure a foglia verde e scura come spinaci, rucola, indivia, cicoria, lattuga romana, cavoli, alimenti ricchi di acido folico. Grande importanza rivestono anche frutti rossi e cereali integrali. Inoltre, vanno consumati carne bianca, pesce e fagioli per il giusto introito di proteine.
«Nel recente studio che i ricercatori di Chicago hanno pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) non si evince una grande differenza nel miglioramento dei punteggi cognitivi tra il gruppo di controllo e quello che ha seguito la dieta MIND, ma è possibile che la durata dell’intervento (3 anni) sia stata troppo breve per notare differenze in termini di declino cognitivo», sostiene l’esperta.
Nello studio sono state arruolate 1.929 persone cognitivamente integre, ma con storia familiare di demenza, un indice di massa corporea (BMI) che indicava sovrappeso e una dieta definita «non ottimale».
I soggetti sono stati divisi in due gruppi, il primo dei quali ha seguito la dieta MIND con lieve restrizione calorica e il secondo una dieta generica sempre con lieve restrizione calorica.
A distanza di 3 anni sono emersi miglioramenti nei punteggi cognitivi generali, mentre la risonanza magnetica ha mostrato volumi cerebrali simili nei due gruppi.
«Come detto, questo tipo di protocollo (come gli altri regimi alimentari salutari) non deve essere inteso come dieta per dimagrire da abbandonare una volta ottenuto il risultato - commenta Prandoni -, ma deve essere assunto come stile di vita e seguito nel tempo. Per questo i 3 anni possono non essere stati sufficienti. In ogni caso i principi e gli alimenti su cui puntano i ricercatori di Chicago sono condivisibili e non dissimili da quelli della dieta mediterranea».
Oltre all’alimentazione è necessario tuttavia praticare attività fisica, esercitare la mente e curare le relazioni sociali per cercare di allontanare il pericolo della demenza.
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26/10/2023 Andrea Sperelli
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