(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) al rumore residenziale, i ricercatori hanno osservato una maggiore incidenza di esposizione al rumore rispetto alla popolazione generale. Chi ha subito un infarto ed era privo di fattori di rischio tradizionali come fumo e diabete ha mostrato un’esposizione significativamente elevata al rumore.
Il secondo studio, Envi-Mi, ha valutato l'impatto dell'esposizione al rumore ambientale sulla prognosi dopo un primo infarto. "Nello studio, abbiamo trovato una forte associazione tra l'esposizione al rumore urbano, in particolare di notte, e una prognosi peggiore dopo un anno dal primo infarto", spiega l'autrice Marianne Zeller dell'Università di Borgogna e dell'Ospedale di Digione.
Allo studio hanno partecipato 864 soggetti ospedalizzati per infarto. Dopo un anno il 19% ha presentato un evento avverso cardiovascolare maggiore. I livelli giornalieri di esposizione al rumore misurati presso l'indirizzo di casa di ciascun paziente (livello medio di rumore in decibel pesati A [dB(A)]: 56,0 nel corso di 24 ore e 49,0 di notte) sono stati considerati moderati e rappresentativi di una gran parte della popolazione europea.
È emerso un aumento del 25% del rischio di altri eventi cardiovascolari gravi per ogni aumento di 10 dB(A) del rumore durante la notte, al di là dell’inquinamento atmosferico e di altri fattori.
"Questi dati forniscono alcune delle prime indicazioni che l'esposizione al rumore può influenzare la prognosi dopo un infarto", conclude Zeller.
Notizie specifiche su: rumore, infarto, cuore, 29/08/2024 Andrea Sperelli


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