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alla 1° pagina..) everolimus sembrano agire insieme per produrre degli effetti significativi come terapia di combinazione tra cui attività sinergiche antiangiogeniche e antiproliferative contro le cellule endoteliali di vene ombelicali umane (HUVEC). Ciò dipende dal fatto che i due farmaci insieme inducono un'unica inibizione simultanea del VEGFR-TK/FGFR-TK e della proteina bersaglio della rapamicina nei mammiferi (mTOR). Questo studio di laboratorio ha esaminato l'inibizione dei driver molecolari del cancro associati allo sviluppo di nuovi vasi sanguigni, di cui i tumori hanno bisogno per crescere, e dei driver della crescita rapida delle cellule tumorali. Lo studio ha evidenziato una possibile base meccanicistica della combinazione di questi due farmaci che potrebbe spiegare il maggiore beneficio clinico osservato", ha commentato Kenichi Nomoto di Eisai.
Lenvatinib è indicato negli adulti per il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide (DTC, differentiated thyroid carcinoma) (papillare/follicolare/a cellule di Hürthle) progressivo, localmente avanzato o metastatico, refrattario allo iodio radioattivo (RAI, radioactive iodine). Lenvatinib è un inibitore orale di più tirosin
chinasi recettoriali (RTK, receptor tyrosine kinase), che inibisce in modo selettivo le
attività chinasiche dei recettori del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF), in aggiunta ad altri RTK correlati ai pathway proangiogenici e oncogenici, inclusi i recettori del fattore di crescita dei fibroblasti (FGF) FGFR1, 2, 3 e 4, il recettore del
fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF, platelet-derived growth factor) PDGFRalpha, KIT e il proto-oncogene RET (rearranged during transfection).
Uno studio recente di Fase II ha mostrato che lenvatinib in associazione con everolimus prolunga significativamente la sopravvivenza libera da progressione nel carcinoma a cellule renali (RCC, renal cell carcinoma) non resecabile in stadio avanzato, rispetto a ciascun trattamento in monoterapia.
Il maggiore effetto sinergico dell'associazione di lenvatinib ed everolimus è stato confermato in un secondo studio presentato all'AACR, condotto su modelli di xenoinnesti di cellule di carcinoma renale (un innesto di tessuto o cellule prelevato da una specie e innestato su una specie diversa). I risultati indicano che lenvatinib in associazione con everolimus induce effetti antitumorali significativi grazie alla potente attività antiangiogenica di lenvatinib e all'attività antitumorale diretta di everolimus. L'analisi dell'espressione genica supporta altresì la modalità di azione in questo modello, ovvero Lenvatinib in monoterapia stimola la sovraregolazione dei geni correlati all'ipossia (cellule che arrestano l'ossigeno) ed everolimus riduce i geni correlati alla proliferazione.
"Eisai mira all'eccellenza nel progresso scientifico e questi dati pre-clinici dimostrano la nostra ricerca ininterrotta di molecole che in futuro saranno utilizzate nella pratica clinica per il trattamento di pazienti affetti da malattie che limitano la vita, come il cancro del rene. Sebbene si sia solo nelle fasi iniziali, siamo incoraggiati da questi risultati perché sostengono ulteriormente la nostra domanda di autorizzazione all'immissione in commercio che servirà a mettere questa associazione efficace a disposizione dei pazienti affetti da cancro del rene", ha commentato Gary Hendler, Presidente e Direttore Commerciale di Eisai.
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20/04/2016 Andrea Sperelli
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