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alla 1° pagina..) di otite media acuta entro i 12 mesi di età». I tamponi nasofaringei sono stati raccolti con una cadenza mensile, oltre che durante gli episodi bronchitici virali. Gli scienziati hanno quindi effettuato colture batteriche e test molecolari per la tipizzazione virale basati sulla Polymerase Chain Reaction (Pcr).
Lo studio ha seguito un totale di 367 bambini, registrando un totale di 887 episodi di infezioni del tratto respiratorio superiore in 305 pazienti e 180 episodi di otite media acuta in 143 soggetti.
«L'incidenza cumulativa di otite media acuta a 3, 6 e 12 mesi è stata del 6%, 23% e 46%», scrivono gli autori. I neonati con e senza otite media acuta hanno mostrato rispettivamente una media di 4,7 e 2,3 episodi di infezioni delle alte vie respiratorie all'anno. Nei bambini colpiti da otite media acuta, inoltre, i tassi di colonizzazione da batteri patogeni erano decisamente più alti.
«I nostri risultati indicano inoltre che l'allattamento al seno riduce il numero di infezioni virali del tratto respiratorio superiore e il rischio di otite media acuta», spiega ancora il pediatra.
Le interazioni batteriche-virali in grado di aumentare in modo significativo il rischio di infezioni virali del tratto respiratorio superiore e otite media acuta si sono verificate con Moraxella catarrhalis, Streptococcus pneumoniae e uno qualsiasi dei virus respiratori tipizzati.
«I tassi di otite media acuta sono diminuiti nel corso degli ultimi 4 decenni, e fattori quali la vaccinazione antipneumococcica, l'allattamento al seno e il calo dell'esposizione al fumo di sigaretta sono tra i maggiori responsabili di questa riduzione», conclude McCormick.
Intanto, sul New England Journal of Medicine è apparso uno studio che ha confrontato l’efficacia di due regimi terapeutici nel trattamento dell’otite media acuta in 520 bambini di età compresa tra i 6 e i 23 mesi trattati con Amoxicillina-Clavulanato, rispettivamente per 10 e 5 giorni.
Lo studio dimostra che i bambini trattati con Amoxicillina-Clavulanato per 5 giorni presentano un maggior tasso di fallimento terapeutico rispetto ai bambini trattati per 10 giorni (34% vs 16%) e una più lunga durata dei sintomi. Viene inoltre evidenziato come i bambini trattati per 10 non presentino né una maggior frequenza di eventi avversi, né una minore insorgenza di resistenze batteriche rispetto a quelli sottoposti a trattamento più breve.
Lo stesso numero della rivista commenta il presente lavoro con un editoriale che disquisisce sulle problematiche della durata della terapia antibiotica per questa assai comune malattia pediatrica ribadendo l’opportunità di dieci giorni di trattamento per i bambini di età inferiore a due anni.
Fonte: Pediatrics/New England Journal of Medicine
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10/02/2017 Andrea Piccoli
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