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Nel mese di agosto, Francesco Benedetti, psichiatra e capo dell’Unità di Ricerca in Psichiatria e Psicobiologia clinica del San Raffaele, sollevò per primo la questione dell’effetto del virus sulla salute mentale. Il primo studio aveva esaminato 402 pazienti con età media di 58 anni a un mese dall’infezione. Ora Benedetti sta per pubblicare un secondo studio che rappresenta un follow up del primo: "Purtroppo, si confermano in gran parte i risultati ottenuti ad agosto – spiega lo psichiatra a Repubblica – il 50% circa dei partecipanti allo studio manifesta almeno un disturbo psichiatrico, in proporzione alla gravità dell’infiammazione durante la malattia. Se ansia, insonnia e disturbo post-traumatico da stress (che dopo un mese affliggevano rispettivamente il 42%, il 40% e il 28% dei pazienti) tendono a migliorare un pochino con il passare del tempo, la depressione purtroppo non arretra. Colpisce il 40% dei malati Covid che aveva già diagnosi psichiatriche e il 20% di chi non ne aveva mai avute. Di questi ultimi uno su venti ha sintomi di gravità tale da richiedere una terapia farmacologia. La nostra percentuale è più alta di quella trovata dai colleghi inglesi perché noi abbiamo visitato personalmente i soggetti, mentre loro hanno ricavato i dati da un database, contando solo chi aveva richiesto l’intervento di uno psichiatra".
Il virus non aggredisce direttamente il cervello, ma ad essere nociva per l’organo è l’infiammazione generale provocata dal microrganismo: "Una persistente infiammazione periferica può causare la riduzione dell’attività di alcuni sistemi neurotrasmettitoriali. Per esempio, può distruggere i precursori della serotonina, un fenomeno che la psichiatria studia da anni", spiega Benedetti. "Le donne sono particolarmente affette perché più predisposte a sviluppare disturbi della sfera ansioso-depressiva. Poi chi vive da solo, gli anziani e chi ha già diagnosi pregresse – prosegue lo specialista - Tra un po’ di mesi assisteremo a un crescente numero di persone che chiederanno assistenza. Sappiamo bene che l’isolamento e la diminuzione delle interazioni sociali aumentano tutti i disturbi psichiatrici, la depressione in primis".
Come si possono arginare i problemi derivanti da lockdown e quarantene varie? “Prima di chiedere aiuto farmacologico – spiega Benedetti - si può provare ad agire sui ritmi biologici, che sono stati compromessi durante il lockdown e la malattia. Bisogna sincronizzare questi ritmi, regolando i tempi di veglia e sonno. Usando la terapia della luce al mattino (con lampade apposite, che sono presidi medici) e addormentandosi sempre alla stessa ora di sera, magari con l’aiuto di rimedi naturali come la melatonina. Fondamentale è l’esercizio fisico moderato, una corsetta o una passeggiata per i più anziani. L’attività motoria potenzia il sistema immunitario e diminuisce l’infiammazione. Se poi fatica, stanchezza, problemi cognitivi permangono, non accettateli come semplici conseguenze del Covid. Prendete in considerazione il fatto che potrebbe trattarsi di depressione e chiedete aiuto allo specialista".
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18/11/2020 Andrea Sperelli
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