(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) degli anticorpi per Sars-CoV-2 dalle feci dei neonati allattati al seno da mamme vaccinate. Gli anticorpi sono stati poi aggiunti a una linea di cellule che presentano i recettori utilizzati dal coronavirus pandemico per sferrare il suo attacco. Infine, il tutto è stato esposto a uno pseudovirus Sars-CoV-2 che agisce come il patogeno vero e proprio, ma è più sicuro da maneggiare in laboratorio. Lo pseudovirus è fluorescente, quindi si illumina nel momento in cui si lega a una cellula.
Ciò ha permesso ai ricercatori di osservare che, in presenza degli anticorpi, “c'erano meno cellule fluorescenti rispetto a quelle osservate in controlli con anticorpi assenti", riferisce Lauren Stafford, tra i primi autori dell'articolo. “Gli anticorpi interferiscono e non lasciano che il virus raggiunga le cellule", commenta Larkin.
"Gli anticorpi ingeriti attraverso il latte materno possono fornire da un rivestimento protettivo nella bocca e nel tratto gastrointestinale dei neonati", conferma Vivian Valcarce Luaces, un’altra autrice dello studio.
Lo studio ha testato gli anticorpi presenti nel plasma e nel latte delle mamme subito dopo la vaccinazione e 6 mesi dopo, scoprendo che nonostante il calo fisiologico dei livelli, gli anticorpi erano ancora in grado di neutralizzare il virus.
"Nella nostra ricerca - commenta Josef Neu, tra i coautori dello studio - abbiamo seguito il viaggio degli anticorpi da quando vengono prodotti nella mamma dopo la vaccinazione a quando attraversano il sistema digerente del figlio. La domanda successiva alla quale rispondere è se questi bimbi, grazie agli anticorpi ereditati dalla madre vaccinata, hanno meno probabilità di contrarre Covid".
Per comprenderlo serviranno indagini più approfondite. Lo studio ha coinvolto solo 37 madri e 25 bambini, numeri piccoli che però confermano la bontà della vaccinazione anche in gravidanza.
Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Obstetrics & Gynecology da un team del Massachusetts General Hospital e dell’Harvard Medical School di Boston diretto da Drucilla Roberts, il vaccino riduce il rischio di natimortalità tra i feti.
«Nelle gestanti la natimortalità è una complicanza riconosciuta dell'infezione da Covid-19, causata da alterazioni dannose della placenta indotte dal virus e caratterizzata dalla comparsa di lesioni croniche multiple provocate, secondo studi precedenti, da una vera e propria incompatibilità materno-fetale. In queste circostanze, la morte del feto dovuta alla placentite con conseguente insufficienza placentare rappresenterebbe una forma estrema di rigetto», spiegano gli autori.
Lo studio ha preso in esame i risultati quasi 100 articoli scientifici che hanno affrontato l’impatto dell’infezione da Covid-19 sulle donne in gravidanza e i suoi effetti sulla placenta e sull’esito della gravidanza.
«Il virus non causa difetti alla nascita come per esempio Zika, ma può causare gravi lesioni alla placenta. Per questo il vaccino anti-Covid può aiutare a mantenere in buona salute sia la gestante sia il feto proteggendo entrambi da minacciose complicanze», riprende la ricercatrice. «Nelle molteplici segnalazioni di placentite da SARS-CoV-2 associate a natimortalità e decessi neonatali, nessuna delle madri aveva ricevuto la vaccinazione anti-Covid-19. E sebbene ciò non costituisca una prova, non siamo a conoscenza, né personalmente, tramite reti collegiali, né nella letteratura pubblicata, di alcun caso di placentite SARS-CoV-2 che abbia causato nati morti tra le gestanti vaccinate contro il Covid-19».
Le lesioni causate da Sars-CoV-2 a carico della placenta sono distruttive, per questo il vaccino sembra in grado di ridurre la gravità o inibire lo sviluppo della placentite di origine virale. «Pertanto, la vaccinazione materna per Covid-19 può salvare le vite sia del feto sia della madre», conclude Roberts.
Dell’opportunità di vaccinarsi in gravidanza è certo anche un altro team americano, che su Jama Network Open ha pubblicato una ricerca sugli effetti protettivi del vaccino anti-Covid per le gestanti.
I ricercatori hanno valutato le cartelle cliniche relative a 3.445 accessi al pronto soccorso e 781 ricoveri fra donne in gravidanza con Covid-19. I documenti sono stati ricavati dal database di 306 ospedali e 164 dipartimenti di emergenza di 10 stati degli Stati Uniti.
È così emerso che la vaccinazione riesce a proteggere le donne da accessi al pronto soccorso e dai ricoveri. "Questo studio indica che la gravidanza non diminuisce le prestazioni del vaccino mRNA nella protezione contro il Covid-19 grave, nonostante le differenze immunitarie tra donne incinte e non", spiega il coautore dello studio, Shaun Grannis, professore di medicina informatica e medicina di famiglia alla Indiana University School of Medicine.
Gli studi clinici sul vaccino anti-Covid avevano escluso le donne incinte, ma questa analisi riesce a dissipare i dubbi su sicurezza ed efficacia del preparato nei confronti delle donne incinte: "Si spera che questo studio fornisca loro le prove di cui hanno bisogno", conclude Grannis.
La vaccinazione inoltre non sembra influire sulla fertilità. "Attualmente gli studi dicono che il vaccino non incide sulla fertilità. Non ci stancheremo mai di ripeterlo - dichiara Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro PMA di IVI Roma - Un concetto che è stato ampiamente confermato anche dal "Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid" dell'Aifa, presentato pochi giorni fa. In particolare ci tengo a spiegare che vaccini come Pfizer e Moderna, che rientrano nella categoria mRNA, contribuiscono a creare delle proteine comuni al Sars-Cov-2, sviluppando nell’immunità umorale degli anticorpi che ci difenderebbero dal virus, nel caso in cui venisse a contatto con il nostro organismo. È fondamentale proteggere la salute della mamma, già delicata nella fase della gravidanza, e del futuro bambino. Le vaccinazioni in gravidanza stimolano la mamma a produrre anticorpi che vengono trasmessi al bambino attraverso la placenta. Volendo forzare un po’, si può dire che è come se il bambino nascesse già immunizzato!"
E per coloro che desiderano iniziare un percorso di fecondazione assistita proprio in questo periodo? "Nessuna controindicazione - spiega ancora la dottoressa Galliano - Uno studio condotto presso le cliniche IVI in Spagna da maggio a giugno 2020 su 46 pazienti che hanno avuto e superato il Coronavirus ha dimostrato che la malattia non compromette la fertilità. In particolare, prendendo in considerazione i livelli dell’ormone antimulleriano (AMH) prima e dopo il Covid, lo studio ha dimostrato che la malattia non influisce sullo stato della riserva ovarica femminile. Quindi, le possibilità di successo di un trattamento di PMA rimangono intatte anche dopo aver contratto il Covid-19. Anche in questo caso però è fortemente consigliato che la donna che si sottopone al trattamento abbia ricevuto il vaccino. Bisogna seguire le normali procedure e tempistiche dettate dal Ministero della Salute, per prima, seconda o terza dose. Senza remore. Il vaccino non influisce sull'inizio del trattamento, anzi alcuni paesi dell'UE raccomandano l'uso di vaccini di tipo mRNA per la vaccinazione delle donne incinte, in allattamento o che desiderano una gravidanza. Si consiglia alle donne di vaccinarsi prima della gravidanza o a partire dal secondo trimestre in poi. Prendere il Covid in gravidanza è rischioso perché aumenta le probabilità di parto prematuro".

Fonte: American Journal of Obstetrics & Gynecology 2022. Doi: 10.1016/j.ajog.2022.10.001
American Journal of Obstetrics & Gynecology 2022

Notizie specifiche su: Covid, fertilità, vaccino, 13/01/2023 Andrea Sperelli


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