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alla 1° pagina..) abitudine da evitare assolutamente. “Mangiare regolarmente al fast food diminuisce le probabilità di dare spazio a una dieta che contiene cibi salutari per il cervello, come verdure a foglia verde, pesce ricco di omega-3, frutti di bosco e noci”, ha spiegato la dottoressa Caldwell.
Un’alimentazione priva di alimenti sani può favorire l’insorgenza di problemi cognitivi perché “gli alimenti trasformati portano a microinfiammazioni nel cervello, che sono associate a tutti i tipi di problemi e riducono la longevità”, ha evidenziato anche la neuroscienziata americana Friederike Fabritius. “Il microbioma influenza il cervello, quindi mangiare cibi fermentati ogni giorno è un modo sicuro per migliorare notevolmente la salute del cervello. La maggior parte dei nostri neurotrasmettitori sono prodotti nell’intestino”.
Anche l’attività fisica è uno strumento potente per cercare di mantenere in salute il cervello. Il dottor Randall Wright, neurologo e direttore medico del Brain Wellness Center presso il Methodist The Woodlands Hospital di Houston, ha paragonato l’esercizio fisico a un “bluetooth per il cervello”, nel senso che ci aiuta a stabilire connessioni migliori. “È una specie di Santo Graal - ha osservato il dottor Wright - . Cerchiamo tutti cose che aiutino a migliorare la neuroplasticità, e l’esercizio fisico sblocca il potenziale del cervello. È importante mantenere le cellule cerebrali in movimento e in sviluppo”.
L’esercizio fisico è associato anche un miglioramento della circolazione sanguigna, alla riduzione dello stress e dell’infiammazione e al mantenimento della salute del cuore.
I soggetti a rischio devono evitare solitudine e comportamenti antisociali: “Sappiamo che le persone che hanno ottime relazioni sociali vivono in media otto anni in più” ha osservato Fabritius. Quando interagiamo con gli altri, il nostro cervello elabora molte informazioni. L’isolamento sociale fa sì che quei percorsi neuronali vengano abbandonati. “Ciò provoca un loro reindirizzamento o la loro dissipazione, il che può accelerare il declino cognitivo” ha affermato il dottor Zaldy Tan, direttore del Jona Goldrich Center for Alzheimer's and Memory Disorders a Cedars-Sinai in California. Inoltre, l’isolamento sociale può causare anche una riduzione dell’attività fisica e depressione, due fattori strettamente correlati alla demenza.
Da evitare anche lo stress prolungato: “Avere livelli sostenuti di stress è dannoso, perché i livelli di cortisolo aumentano in misura significativa e, quando prolungati, possono danneggiare il cervello”, ha aggiunto il dottor Tan, che consiglia una gestione migliore delle situazioni stressanti, magari facendo ricorso a una passeggiata o a una lezione di yoga o meditazione. “Qualsiasi cosa - dice l’esperto - che ci impedisca di crogiolarci dentro”.
Dormire bene è condizione nota da tempo per mantenere la mente lucida e attiva. “Dodici anni fa - spiega Wright - abbiamo appreso dell’esistenza del sistema glinfatico, che possiamo immaginare come il bidone della spazzatura del cervello. Quando dormiamo, il cervello è particolarmente attivo e butta via la sua spazzatura, che sarebbe ciò che invece vediamo nelle persone con Alzheimer e demenza, che invece accumulano ciò che andrebbe eliminato attraverso questo sistema”.
Non va assolutamente sottovalutata l’eventuale ipertensione, causata spesso da cattiva alimentazione, scarsa attività fisica e fumo. “Se non controllata, l’ipertensione determina un aumento del rischio di sviluppare dementa più avanti nella vita - hanno precisano gli esperti -. Lo sappiamo dagli studi longitudinali, nei quali le persone che oggi hanno tra i 70 e 80 anni e che avevano la pressione alta intorno ai 40 e 50 anni sono quelle a più alto rischio di sviluppare demenza”.
Infine, chi vuole scongiurare la demenza dovrebbe curare la propria mente esercitandola di continuo. “Uno studio recente ha rilevato che gli adulti che si impegnavano nella formazione continua avevano un rischio del 19% più basso di sviluppare demenza”, ha ricordato il dottor Tan, spiegando che “ogni volta che impariamo cose nuove, formiamo nuove connessioni tra le cellule cerebrali e ciò aumenta quello che chiamiamo plasticità cerebrale, cioè la capacità della nostra mente e del nostro cervello di adattarsi al cambiamento. E questo è anche il motivo per cui le persone che hanno livelli di istruzione più elevati sono esposte a un minor rischio di sviluppare demenza più avanti nella vita”.
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17/04/2024 Andrea Sperelli
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