(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) di HIV-1 dalle cellule infettate persistentemente, sopprimendo così l’espressione genica e la replicazione virale nelle cellule della microglia, nei promonociti e nelle cellule T.
In questo modo il professor Khalili, lavorando su cellule infette provenienti da pazienti HIV positivi, ha dimostrato la possibilità di eradicare il genoma del virus dalle cellule infette.
Nello studio recentemente pubblicato su Gene Therapy è stata adottata una versione modificata della tecnologia, denominata saCas9: l’endonucleasi Cas9, insieme a diverse gRNAs è stata utilizzata per rimuovere segmenti clinicamente importanti del progenoma di HIV-1, ossia le sequenze comprese tra l’estremità LTR al 5’ e il gene Gag. Il sistema saCAs9/gRNA è stato veicolato grazie a un vettore ricombinante adenovirale, iniettato nella coda di topi transgenici, e il risultato ottenuto è stato soddisfacente, dal momento che si è ottenuta l’asportazione delle 978 paia di basi di HIV-1 che rappresentavano il target genomico prescelto, in tutti i tessuti murini analizzati: milza, fegato, cuore, polmoni, reni e linfociti circolanti. In questo modo, per la prima volta, è stato dimostrato che è possibile togliere in vivo il genoma provirale di HIV-1, mediante il sistema CRISPR/Cas9 veicolato da un vettore adenovirale, in grado di raggiungere tutti i distretti corporei infetti.
In pratica i ricercatori Khalili e Ferrante, attraverso una specifica tecnologia, cercano di eliminare il genoma del virus HIV-1 dalle cellule infettate, sopprimendo così la replicazione virale nei luoghi in cui il virus si nasconde anche quando non è identificabile nel sangue (le già citate cellule della microglia, promonociti e cellule T del sangue). Nei topi, grazie ad un adenovirus che ha portato le informazioni, si sono eliminate le basi chiave del patrimonio genetico per la replicazione del virus.
La tecnologia gene editing, basata sull’attività del complesso molecolare CRISPR/Cas9, già messa a punto per l’asportazione del genoma del virus HIV-1 dall’ospite, è stata ulteriormente migliorata, permettendo lo sviluppo di una strategia che induca l’attivazione dell’enzima Cas9 solo in concomitanza con le prime fasi della replicazione virale. Questo è stato possibile facendo in modo che sia una proteina del virus stesso, la proteina Tat, a promuovere l’esclusione del genoma virale, attivando l’intervento di Cas9. La conseguenza di questa innovazione è il blocco della replicazione virale, ancora prima che essa diventi produttiva, oltre alla diminuzione dei possibili effetti collaterali, dovuti all’espressione continua di Cas9.
Il professor Pasquale Ferrante del Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell'Università degli Studi di Milano e Direttore Scientifico dell’Istituto Clinico Città Studi ha sottolineato: «I risultati di questi studi, a differenza di altre terapie che riducono o bloccano la replicazione senza però eliminare il virus, mirano all’eradicazione dell’HIV. Ciò comporterà una diminuzione dei costi per le terapie a fronte di esiti sicuramente positivi nella cura dei pazienti. Va ricordato che questi risultati sono stati resi possibili dopo i fondamentali studi realizzati da diversi ricercatori tra il 2007 e il 2012 che hanno portato all’utilizzo mirato di Cas9, le cosidette forbici molecolari. Nel prossimo futuro continueremo la ricerca per perfezionare i risultati al fine di ottenere l’autorizzazione della FDA per iniziare il percorso verso la sperimentazione sull’uomo che speriamo possa essere avviata tra pochi anni».
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Notizie specifiche su: Hiv, forbici, molecolari, 07/10/2016 Andrea Sperelli


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