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alla 1° pagina..) coscienza dell’importanza di un proprio ruolo attivo in tal senso. Quasi tutte, infatti, si sottopongono a vari screening oncologici, ma poche attuano una prevenzione cardiologica, i cui cardini sono, oltre l’adozione di un corretto stile di vita (astensione dal fumo, alimentazione povera di zuccheri e grassi saturi, regolare attività fisica), anche periodici controlli clinici (esami ematici comprendenti glicemia e quadro lipidico, misurazione della pressione arteriosa)”.
Ecco allora 10 informazioni poco note sul cuore delle donne che possono aiutare a conoscere e quindi prevenire le malattie cardiovascolari ‘al femminile’:
1. I fattori di rischio impattano più sulle donne che sugli uomini
È stato dimostrato che alcuni dei principali fattori di rischio cardiovascolare (familiarità, fumo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, sovrappeso, sedentarietà) impattano in misura maggiore sul genere femminile rispetto al maschile. Per esempio, le donne che fumano sono esposte 5 volte di più al rischio di infarto miocardico rispetto agli uomini fumatori.
2. Esistono più fattori di rischio per le donne
Sono stati identificati dei potenziali fattori di rischio cardiovascolare aggiuntivi per le donne rispetto agli uomini, come le malattie autoimmuni, l’anemia e la sindrome metabolica.
3. La prima di causa di morte per le donne sono le malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nella popolazione femminile in Europa, Italia inclusa, e la loro incidenza è largamente superiore a ogni altra causa di morte, incluso il tumore della mammella.
4. La malattia coronarica si presenta con ritardo
Le donne sviluppano la malattia coronarica con un ritardo di circa 10 anni rispetto agli uomini, in una fase della vita in cui si presentano di solito maggiori comorbidità (diabete, insufficienza renale, vasculopatia periferica, ecc.) che complicano il decorso e la gestione della malattia
5. L’infarto per gli uomini e per le donne non si presenta allo stesso modo
L’infarto per le donne si presenta in maniera diversa rispetto agli uomini: spesso vi è assenza dei sintomi tipici (dolore al petto con irradiazione al braccio sinistro), con conseguente ritardo nell’accesso al Pronto Soccorso, aumentando così il rischio di morte
6. Per le donne la rivascolarizzazione è più complessa
L’angina si manifesta in forma più severa; inoltre, si osserva una minore prevalenza di malattia dei grossi vasi, fatto che comporta maggiori difficoltà tecniche nelle procedure di rivascolarizzazione, sia chirurgica sia percutanea
7. La gravidanza può creare problemi al cuore
La gravidanza e le sue eventuali complicanze (ipertensione, diabete) aumentino il rischio di malattie cardiache nella madre e a volte anche nel feto
8. La menopausa
La menopausa comporta la scomparsa dell’effetto protettivo esercitato durante l’età fertile dagli estrogeni con conseguente incremento della prevalenza di alcuni fattori di rischio (oltre il 50% delle donne sviluppa ipertensione e ipercolesterolemia, più del 60% sono in sovrappeso o francamente obese) e quindi delle malattie cardiovascolari.
9. Depressione, ansia e stresso per le donne possono provocare il crepacuore
Oltre alla depressione, ansia e stress costituiscono fattori di rischio cardiovascolare con maggior impatto sul sesso femminile. In particolare, possono essere responsabili della sindrome di Tako-Tsubo, che può essere descritta come una forma di infarto tipicamente femminile caratterizzato da una transitoria dilatazione apicale del ventricolo sinistro e che, a differenza dell’infarto tradizionale, non corrisponde a un’ostruzione delle principali arterie coronariche. Il fattore determinante è rappresentato da una condizione di stress psichico acuto con immissione in circolo di elevate quantità di catecolamine (lutto, panico, ecc) per cui è nota anche come “sindrome del crepacuore”.
10. Spesso le donne non vengono indirizzate alla riabilitazione
Dopo un evento acuto (infarto, angioplastica coronarica, intervento di by pass aorto-coronarico, episodio di scompenso) le donne vengono indirizzate a un programma di riabilitazione in misura significativamente inferiore (circa il 20% in meno) rispetto al genere maschile, pur essendo stato dimostrato che possono beneficiare di un programma strutturato basato su attività fisica ed educazione sanitaria almeno quanto gli uomini.
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29/07/2020 Andrea Sperelli
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