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Per fare ciò, sono state considerate la sonnolenza e l’affaticamento percepito alla fine di un turno, misurando parallelamente la performance psicomotoria degli operatori sanitari.
Non si tratta del primo lavoro di questo gruppo di ricerca che, sotto la guida di Luigi De Gennaro della Sapienza, da anni studia le conseguenze del lavoro a turni nel personale infermieristico italiano.
In un primo studio era stato dimostrato che il turno notturno si associa sia all’aumento di sonnolenza e fatica, che a consistenti riduzioni della performance in compiti di vigilanza psicomotoria. In un successivo studio si dimostrava che negli infermieri una cattiva qualità del sonno, alla quale sono esposti tutti i lavoratori a turni, finisce per peggiorare ulteriormente le performance psicomotorie notturne.
“Abbiamo ipotizzato - spiega Luigi De Gennaro del Dipartimento di Psicologia della Sapienza, coordinatore del lavoro - che la rotazione antioraria dei turni (BRS, backward-rotating shift) fosse associata a stanchezza e sonnolenza maggiori e, soprattutto, a ridotte misure comportamentali di attenzione costante”.
Coerentemente con questa ipotesi, lo studio ha dimostrato un cospicuo peggioramento in tutte le dimensioni misurate, nel personale infermieristico che lavora in regime di turno antiorario. In conclusione, tutti i turnisti hanno un peggioramento di sonnolenza, fatica percepita e vigilanza psicomotoria associata al turno notturno, ma quelli inquadrati in un regime antiorario vanno incontro a un’amplificazione di queste conseguenze negative.
Le implicazioni di tale studio possono aprire delle prospettive potenzialmente innovative per l'organizzazione lavorativa in ambito ospedaliero, nella direzione di spingere le aziende ospedaliere a riconvertire il regime di turnazione, quando antiorario.
“Certamente questa è una prima auspicabile conseguenza del nostro studio - aggiunge De Gennaro. - Ma l’obiettivo più ambizioso è di ridurre le conseguenze negative dei turni notturni, per qualsiasi regime di turnazione, e a tal fine stiamo pianificando uno studio ancora più ambizioso che utilizzi occhiali per fototerapia da far indossare al personale infermieristico durante il turno notturno”.
In considerazione del fatto che sempre più segmenti del mondo del lavoro sono organizzati H-24, è importante sensibilizzare sulla cosiddetta “sindrome dei turnisti”, ovvero sulle conseguenze negative dei turni, al fine di introdurre contromisure basate su solide evidenze empiriche che riducano tali effetti negativi.

Notizie specifiche su: turnisti, sindrome, stress, 03/11/2021 Andrea Sperelli


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