(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) e nel trattamento sono i ginecologi, gli urologi e i proctologi. Le connessioni funzionali e anatomiche di questi organi sono importanti. Per poter fornire una diagnosi adeguata e completa ai pazienti è necessaria una competenza multidisciplinare per dare indicazioni terapeutiche adeguate su tutti gli organi pelvici. Per questo ho istituito la ‘Scuola di patologie pelviche’ con sede a Vienna, attiva dal 2000 al 2018, dove insieme ai miei collaboratori ho condotto diversi studi di ricerca che mi hanno consentito di ideare nuove tecniche, oggi diffuse in tutto il mondo. La mia attività è orientata alla diagnosi e terapia delle patologie pelviche benigne. Soprattutto i prolassi di vescica, utero, retto e il prolasso emorroidario”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Dire il professor Antonio Longo, direttore del Centro Europeo di Coloproctologia e Patologie Pelviche che esercita a Milano, Roma e Palermo.
“L’incidenza del prolasso dell’utero e della vescica interessa il 35% delle donne sopra i 60 anni, e il 15-20% di quelle più giovani. I sintomi principali sono: l’incontinenza urinaria che ha vari gradi di severità, sotto sforzo, tossendo o anche solo camminando. Inizialmente i sintomi principali sono la necessità di urinare frequentemente e con urgenza, spesso perché non si riesce a svuotare la vescica. Il prolasso vescicale è spesso secondario e quindi associato al prolasso dell’utero. Ho dimostrato clinicamente e radiologicamente - spiega Longo - che al prolasso uro-genitale è inevitabilmente associato il prolasso, interno o esterno, del retto ed il rettocele che è una dilatazione abnorme dell’ampolla rettale. Pertanto ai disturbi urinari spesso si associa una stipsi chiamata ‘sindrome da ostruita defecazione’, i cui sintomi più frequenti sono: difficoltà nell’espulsione del bolo fecale, assenza o rarità dello stimolo, sensazione di incompleta evacuazione, defecazione frequente con piccole quantità di feci, meteorismo. Spesso queste pazienti fanno abuso di lassativi e clisteri. Molti uroginecologi si ostinano a usare tecniche che correggono il prolasso di utero e vescica, trascurando il prolasso rettale, anzi alcune tecniche lo peggiorano. Per tale motivo, a tre anni di distanza, è riportata una percentuale di recidive del 40-60%”.
“Spesso il prolasso di utero e vescica sono imputate al parto ma credo - precisa il coloproctologo - che il problema si verifichi piuttosto nei casi di parto stimolato. Questo perché non essendoci una buona dilatazione del collo dell’utero vengono effettuate manovre di spinta che causano una lesione dei legamenti di utero e vescica che facilitano il prolasso. Anche l’anoressia induce il prolasso, infatti in questo tipo di pazienti si verifica un indebolimento dei legamenti di utero, vescica e retto. Un’altra causa del problema del prolasso pelvico è la ‘dissinergia pelvica’ che causa un rallentamento del transito intestinale ed una ipercontrazione degli sfinteri anali e uretrali al momento dell’evacuazione e della minzione. Questo induce ad uno sforzo eccessivo sulla pelvi per evacuare e per urinare. La dissinergia è causata da ansia e stress, che stimola una parte del sistema nervoso, detto autonomo. Pertanto, ai sintomi pelvici spesso si associano disturbi sessuali, tachicardia, sudorazione, reflusso gastro-esofageo, etc”.
“Il prolasso degli organi pelvici causa la discesa in basso del pavimento pelvico, ‘perineo iperdiscendente’ che è quindi un’alterazione secondaria. L’utero ha una funzione importante, non solo per la procreazione, ma divide la pelvi femminile in due compartimenti perché fa da barriera fra retto e vescica evitando interferenze funzionali fra questi organi. Inoltre asportando l’utero si denerva parte della vagina con perdita della sensibilità. Giustamente le donne percepiscono l’isterectomia come una mutilazione, con importanti conseguenze psicologiche”.
“Se l’utero, anche se prolassato - prosegue Longo - è strutturalmente e anatomicamente normale, non vi è nessuna necessità clinica di asportarlo. È clinicamente e chirurgicamente razionale riportarlo nella sua posizione anatomica, rinforzando i legamenti che naturalmente lo sostengono. Grazie alla tecnica ‘Pops’ (Pelvic Organs Prolapse Suspension) che ho ideato, si corregge, con unico intervento il prolasso della vescica, dell’utero e del retto. Questa tecnica è mini-invasiva, si esegue in laparoscopia (con tre incisioni di 0,5 – 1,5 cm) e consiste nel sostituire i legamenti che si sono rotti con un nastro di mesh, ovvero una striscia di ‘retina’, biologicamente compatibile che, suturata alla cupola vaginale, al peritoneo rettale ed ai muscoli laterali della parete addominale, riporta tutte e tre gli organi prolassati nella loro sede anatomica. È praticamente una tecnica indolore e consente una ripresa rapida delle normali attività”.
Notizie specifiche su: vescica, utero, prolasso, 01/12/2021 Andrea Sperelli


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