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alla 1° pagina..) all’effetto, opposto, dei neurotrasmettitori eccitatori.
"L’epilessia è caratterizzata – dice la dottoressa Katiuscia Martinello – da uno squilibrio tra eccitazione e inibizione. L’obiettivo delle attuali terapie farmacologiche è di potenziare quest’ultima. L’analisi dell'azione del GABA è quindi particolarmente importante per capire meglio la malattia e per sviluppare nuove terapie. Per questo motivo nella nostra ricerca abbiamo studiato due particolari recettori di questa molecola: il tipo B e il tipo A. I nostri dati dimostrano che, nel tessuto nervoso non epilettico, i due recettori comunicano tra loro in modo da rispondere in maniera efficace e coordinata al rilascio di GABA dalle cellule inibitorie”.
Un coordinamento che però viene perso in quelle parti di tessuto nervoso che danno origine alle scariche epilettiche, detto focus epilettico. “Nei neuroni dei tessuti epilettici – prosegue Martinello - abbiamo individuato la totale mancanza di questo cross-talk (comunicazione reciproca tra recettori A e B, ndr). Questo deficit contribuisce ad una diminuzione dell'inibizione, e di conseguenza a una maggiore eccitabilità delle cellule nervose, facilitando l'insorgenza e il rafforzamento delle crisi epilettiche”.
“Naturalmente – conclude la ricercatrice – saranno necessari ulteriori studi per approfondire questi meccanismi. L’ipotesi è che potrebbe essere possibile attivare selettivamente uno dei due tipi di recettori in modo da aumentare il segnale inibitorio trasmesso dal GABA. Questa strategia potrebbe rivelarsi molto importante se consideriamo che le terapie attualmente in uso possono spesso indurre resistenza, rendendo inefficace nel tempo l’azione dei farmaci”.
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11/04/2018 Andrea Sperelli
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