Oltre agli interventi farmacologici, potrebbe essere possibile ridurre le complicanze dell’ipertensione arteriosa anche con impulsi elettrici applicati su una particolare branca del nervo vago. Si apre così una prospettiva nuova contro un problema che colpisce un miliardo di persone in tutto il mondo. Sono i risultati di una ricerca condotta, su modelli animali, dal Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) e pubblicata sulla rivista scientifica Cell Reports.
I ricercatori del Neuromed sono partiti dal ruolo che il sistema immunitario svolge nella genesi e nello sviluppo della pressione arteriosa elevata. Al centro c’è la milza: è qui che specifiche cellule immunitarie, i linfociti T, vengono attivate per poi liberarsi nel sangue e migrare verso gli organi tipicamente colpiti dall’ipertensione (“organi bersaglio”). In questo ...
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