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alla 1° pagina..) pazienti sono stati seguiti per un periodo di 5 anni allo scopo di accertare gli outcome renali. Il gruppo dei pazienti che assumevano Ppi ha fatto registrare un aumento del rischio di ridotta funzionalità renale e di Ckd rispettivamente del 22 e del 28 per cento.
Lo stesso gruppo, inoltre, mostra un rischio più alto del 53 per cento di raddoppio della creatinina sierica, oltre a un rischio maggiore del 32 per cento di declino dell'eGfr>30 e a un aumento del 96 per cento del rischio di malattia renale all'ultimo stadio.
L'associazione rilevata dagli scienziati è dose-dipendente, il che significa che i soggetti che avevano assunto Ppi per periodi di tempo più lunghi avevano anche maggiori probabilità di incappare in problemi renali.
«I nostri risultati suggeriscono che l'esposizione a Ppi si associa ad aumento del rischio di Ckd, progressione di Ckd e malattia renale all'ultimo stadio», è la conclusione degli autori. «Molti pazienti che iniziano a prendere Ppi per una precisa condizione medica continuano l'assunzione molto più a lungo del necessario».
Fonte: Journal of American Society of Nephrology
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17/05/2016 Andrea Piccoli
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