Come andare oltre la capacità diagnostica dell'angiografia e ridurre al minimo il rischio di recidive in caso di infarto? Se lo è chiesto un nuovo studio dell'Università di Lund pubblicato su The Lancet e coordinato da David Erlinge.
Il punto è trovare quelle lesioni aterosclerotiche che le normali angiografie non riescono a individuare. Queste lesioni sono in genere ricche di cellule adipose, quindi pericolosamente tendenti alla frammentazione e alla creazione di nuovi coaguli in grado di ostruire di nuovo i vasi e provocare una seconda ischemia.
Il metodo sperimentato dai ricercatori si basa sull'azione combinata di due tecniche già note: la Nirs (Near-Infrared Spectroscopy) che sfrutta gli infrarossi, e la Ivus, basata sull'analisi degli ultrasuoni.
La normale angiografia mostra solo ciò che avviene nella parte più interna dei vasi sanguigni, mentre l'associazione fra le due ...
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