Un italiano su 4 è affetto da fegato grasso, ovvero da steatosi epatica non alcolica (Nafld), una patologia un tempo ritenuta innocua ma che è ormai da tempo legata a un maggior rischio di malattie croniche del fegato e malattie cardiovascolari.
«Nel corso degli ultimi millenni – spiega Antonio Craxì, presidente SIGE – l’evoluzione costante della specie umana ha selezionato gli individui più capaci di accumulare grassi, premiandone la maggiore resistenza alla malnutrizione. Questo assetto genetico “frugale” costituiva un importante vantaggio in tempi di fame e carestie, ma si è trasformato in uno svantaggio potenzialmente letale, per le conseguenze metaboliche (diabete, malattie cardiovascolari) nel momento in cui il nostro profilo alimentare si è arricchito a dismisura di fonti caloriche e nel contempo l’attività fisica si è ridotta. Il fatto poi che si viva assai più a lungo, grazie ...
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