(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) la parte destra del cuore, come la stenosi polmonare o la tetralogia di Fallot, compromettono spesso il funzionamento della valvola polmonare. Questa valvola, situata tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare, regola il flusso sanguigno verso i polmoni per l’ossigenazione e impedisce il reflusso di sangue. Quando non funziona correttamente, si verifica un rigurgito polmonare, che può essere risolto con il posizionamento di protesi valvolari.
Tradizionalmente, queste protesi vengono impiantate tramite intervento chirurgico a cuore aperto, che aumenta l’impatto sul paziente, la durata del ricovero e i rischi, o con tecniche endoscopiche. Tuttavia, la conformazione irregolare dell’efflusso destro (la connessione tra il ventricolo destro e le arterie polmonari), spesso dilatato a causa di interventi precedenti o di altri fattori, può rendere queste procedure particolarmente difficili o impraticabili.
I 5 pazienti trattati al Bambino Gesù, di età compresa tra i 15 e i 40 anni e affetti da tetralogia di Fallot, sono i primi in Europa a beneficiare del nuovo dispositivo transcatetere dopo la certificazione CE. Il primo impianto, eseguito a giugno 2023 su una ragazza di 21 anni, era stato autorizzato in modalità compassionevole. Durante gli interventi erano presenti specialisti provenienti da centri europei di eccellenza come Dublino, Monaco e Varsavia.
Il dispositivo (Alterra Adaptive Prestent), è composto da uno stent metallico autoespandibile, a forma di clessidra, progettato per ridurre il diametro dell’efflusso destro dilatato, e da una valvola polmonare standard inserita all’interno dello stent. Questa tecnologia consente di trattare dilatazioni dell’efflusso destro fino a 42-44 mm, contro i 29 mm gestibili con i dispositivi tradizionali. Inoltre, mentre le valvole biologiche richiedono sostituzioni periodiche a causa del deterioramento, la componente metallica della “clessidra” è duratura e permette, nel futuro, l’inserimento di ulteriori nuove valvole per via emodinamica senza interventi chirurgici invasivi.
L’adozione di dispostivi come la “clessidra” offre nuove speranze e migliori prospettive di vita a pazienti con cardiopatie congenite complesse per cui l’opzione chirurgica rappresenta un rischio a causa della loro storia clinica. «Fino a pochi anni fa, pazienti con estese dilatazioni dell’efflusso destro dovevano sottoporsi a interventi chirurgici complessi - aggiunge il dottor Butera - Grazie a questo dispositivo, possiamo trattare in modo mininvasivo circa il 70-80% di questi pazienti rispetto all’attuale 40%».
Notizie specifiche su: cardiopatia, congenita, clessidra, 23/01/2025 Andrea Sperelli


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