Una delle sfide più insidiose nella gestione della Sclerosi Multipla (SM) è rappresentata oggi da coloro che, pur risultando clinicamente e radiologicamente stabili, nascondono un’attività di malattia silente. È il caso del cosiddetto paziente apparentemente stabile: una condizione che può essere riconosciuta grazie all’osservazione clinica, un dialogo medico-paziente continuo e aperto e con l’utilizzo di biomarcatori innovativi.
In questo contesto, i neurofilamenti a catena leggera (NfL) – proteine rilasciate nel sangue in seguito a danno neuro-assonale, inizialmente studiate in ambito di ricerca e oggi approvate anche per l’uso clinico (certificazione CE) - stanno emergendo come biomarcatori in grado di rilevare in modo precoce e affidabile l’attività di malattia non rilevabile dalla risonanza magnetica permettendo agli specialisti di guidare in modo più preciso e tempestivo le ...
(Continua)
leggi la 2° pagina
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
2916 volte