Nonostante tre casi umani di influenza H5N1 e una bimba deceduta in Cambogia, la possibilità che il virus dell’aviaria colpisca l’uomo non può essere ancora considerata una certezza. Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori italiani, autori di uno studio prossimo alla pubblicazione sulla rivista Pathogen and Global Health. A coordinarli Fabio Scarpa, genetista del dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Sassari. Gli scienziati hanno ricostruito l’andamento dei casi di infezione: protagonisti una bambina cambogiana (deceduta), una donna cinese e un uomo ecuadoregno. Circostanze che lasciavano pensare a episodi di spillover del virus, protagonista di un’epidemia senza precedenti in Europa. Ma i dati analizzati suggeriscono che “quelli riportati sono casi umani autolimitanti, senza salti patogeni tra le specie”.
“Il salto di specie – si spiega nel lavoro, a cui hanno preso ...
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