Malattia che colpisce le cellule del midollo osseo progenitrici dei globuli bianchi o leucociti, caratterizzata da gravi alterazioni dei meccanismi che regolano i processi di sintesi e di maturazione cellulare. Le cellule immature si riproducono infatti in modo rapido e invasivo sostituendo nel midollo quelle normali e tendono con il tempo a invadere altri organi (milza, fegato, sistema nervoso centrale). In base al tipo di cellule interessate dalla trasformazione neoplastica, le l. vengono classificate in due gruppi: l. linfoidi e l. mieloidi. Nelle l. linfoidi sono coinvolti i linfociti, nelle seconde i granulociti o mielociti. Dal punto di vista clinico si possono distinguere forme acute, caratterizzate da un decorso rapido, e forme croniche a evoluzione lenta. Le l. si presentano con una diversa incidenza a seconda dell'età : la l. linfatica acuta colpisce quasi esclusivamente i bambini e gli adolescenti, la forma mieloide acuta interessa soprattutto l'età adulta, mentre le forme croniche tendono a prevalere in età avanzata. Inoltre, le l. acute hanno una particolare incidenza in alcune malattie congenite come la sindrome di Down.
La sintomatologia delle l. acute è caratteristicamente rapida: varia da forme fulminanti che si presentano come gravi malattie infettive rapidamente fatali (sepsi), a forme che si estrinsecano clinicamente in pochi mesi, mai più a lungo. Sono sempre presenti l'anemia e il deficit più o meno marcato di tutte le altre cellule circolanti (granulociti, linfociti, piastrine) la cui produzione a livello midollare viene quasi totalmente soppiantata da quella dei blasti tumorali.
La diagnosi si basa, oltre che sull'esame del sangue, su quello citologico del midollo osseo prelevato dallo sterno (puntato sternale) o dalla cresta iliaca.
La terapia varia da caso a caso: nelle forme benigne, quasi o del tutto asintomatiche, è sufficiente un'attenta sorveglianza medica senza alcun intervento terapeutico; negli altri casi si rende necessario un trattamento chemioterapico, eventualmente associato a una terapia radiante, per ridurre il volume di milza e linfonodi particolarmente ingranditi. Bisogna tuttavia sottolineare che, a differenza delle altre forme di l., la linfatica cronica risponde scarsamente alla chemioterapia con la quale, nella gran parte dei casi, si possono ottenere solamente remissioni parziali.
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