Steve Ramirez, 25 anni, finalista del premio "Young Innovators Under 35" promosso dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), è partito dal presupposto che la memoria, per quanto intangibile, si basa su qualcosa di materiale come il cervello, con cui è quindi possibile interagire, manipolandolo nel tentativo di svelare quali sono i meccanismi che ci consentono di ricordare. Quando pensiamo a un ricordo, attiviamo solo una piccola porzione di cellule cerebrali, e quelle cellule rappresentano precisamente quel ricordo. Ora, possiamo manipolare geneticamente i neuroni per produrre un sensore che rivela quando alcune cellule del cervello sono attive e che le dota di una sorta d’interruttore. L’interruttore, in questo caso, è una proteina che permette di controllare l’attività di una cellula con la luce. Emettendo luce possiamo riattivare le cellule e osservare come un topo esibisca ...
(Continua)
leggi la 2° pagina
Questa pagina è stata letta
322601 volte