Cinque minuti in più. È quanto basta aggiungere al tempo di una PET total body, esame di routine per i pazienti oncologici con linfoma a grandi cellule B, per ricercare nel cervello con una semplice scansione cerebrale, indizi utili per rilevare l’eventuale insorgenza di gravi effetti collaterali legati all’innovativa terapia cellulare. Per la prima volta un gruppo di ricercatori dell’IRCSS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha individuato un possibile biomarcatore prognostico delle due più comuni e gravi complicanze della terapia CAR-T, la sindrome da rilascio di citochine (CRS) e la neurotossicità CAR-T correlata (ICANS), che colpiscono la maggior parte dei pazienti trattati, con esiti a volte fatali che preoccupano gli esperti impegnati a vagliare non soltanto l’efficacia ma anche la sicurezza del nuovo trattamento.
«Tramite le immagini della PET al cervello abbiamo ...
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