È un chip di pochi centimetri di grandezza, che si può tenere tra le dita della mano, ma al suo interno nasconde un modello tridimensionale e altamente fedele di un tumore delle vie biliari, il colangiocarcinoma, completo del suo microambiente tumorale. Questo modello 3D di tumore, specifico per singolo paziente – che si può cioè realizzare a partire da un campione di cellule prelevato dal paziente – è quello che in inglese viene chiamato “organ-on-chip”, una tecnologia possibile grazie all’incontro tra biomedicina, fisica e ingegneria.
L’innovativo prototipo è frutto della collaborazione tra Ana Lleo De Nalda, professoressa ordinaria di Humanitas University e responsabile del laboratorio di Immunopatologia Epatobiliare di Humanitas, e Marco Rasponi, professore associato di Tecnologie per la medicina rigenerativa al Politecnico di Milano, dove è anche responsabile del Laboratorio di ...
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