Allo stato attuale, la diagnosi oggettiva di Alzheimer può avvenire soltanto con un’autopsia che identifichi la presenza di placche amiloidi nel cervello. Durante il decorso della malattia, quindi, si può fare una diagnosi potenziale basata su valutazioni non oggettive.
Per farlo si ricorre a test neuropsicologici per la misurazione della memoria, la capacità di risolvere problemi, la capacità di contare, di attenzione e anche di muoversi nello spazio.
Questi test tuttavia hanno il limite di non riuscire a capire se il deficit cognitivo derivi in effetti dall’Alzheimer o da altre malattie con sintomi simili. Dopo un primo screening, i pazienti vengono sottoposti a esami più invasivi come quello del liquor mediante puntura lombare o la PET, che attestano la probabile presenza di beta-amiloide nel cervello.
Una ricerca pubblicata su Brain Communications da un team della Lancaster ...
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