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16/01/2023 14:30:00 Effetto legato ai farmaci che stimolano i recettori dell’angiotensina II

Gli antipertensivi riducono il rischio di Alzheimer
Alcuni farmaci antipertensivi sembrano ridurre il rischio di insorgenza dell’Alzheimer. Lo dice uno studio pubblicato su Jama Network Open da un team della University of Washington School of Pharmacy di Seattle.
L’effetto però sarebbe legato solo agli antipertensivi che stimolano i recettori dell’angiotensina II, mentre è assente nei pazienti che assumono quelli che inibiscono gli stessi recettori.
Stando ai dati relativi a un campione di oltre 57.000 anziani, il trattamento con ... (Continua)

19/12/2022 18:10:00 Un collegamento con il colesterolo causa difetti nelle guaine isolanti

Alzheimer, il ruolo del gene APOE4
I ricercatori tentano di fare chiarezza sul ruolo del gene APOE4 nei meccanismi di insorgenza del morbo di Alzheimer. Un recente studio ha collegato il gene all’elaborazione difettosa del colesterolo nel cervello, meccanismo che a sua volta provoca difetti nelle guaine isolanti che circondano le fibre nervose e facilitano la loro attività elettrica.
Stando ai risultati preliminari, questi cambiamenti potrebbero causare deficit di memoria e apprendimento. L’ipotesi dei ricercatori è che i ... (Continua)

01/12/2022 10:41:00 Forse la vera ragione dell’inefficacia delle terapie

Alzheimer, scoperto un biomarcatore fondamentale
Mai come per altre malattie la ricerca farmacologica ha fallito nell’individuare una possibile terapia per il morbo di Alzheimer. Sebbene siano noti da tempo i meccanismi che portano all’insorgenza dei sintomi - ovvero l’accumulo delle placche di proteina beta-amiloide e di proteina Tau nel cervello – nessun trattamento sperimentale si è rivelato davvero efficace.
I ricercatori dell’Università di Yale hanno però scoperto che la vera ragione dei sintomi debilitanti della malattia potrebbe ... (Continua)

21/11/2022 09:30:00 L’effetto positivo di tè verde e vino rosso

Due bevande contro l’Alzheimer
L’accumulo delle placche di proteina beta-amiloide nel cervello è caratteristica della malattia di Alzheimer, e molte terapie sperimentali puntano proprio a questo target. Secondo una nuova ricerca della Tufts University, però, ci sarebbero due sostanze naturali in grado di contrastare l’accumulo di beta-amiloide, le catechine e il resveratrolo. L’aspetto interessante è che entrambe si trovano in bevande molto apprezzate, le prime nel tè verde e il secondo nel vino rosso.
In uno studio ... (Continua)

16/11/2022 18:23:00 Nuova tecnologia può rilevare la presenza della malattia

Una goccia di sangue per scoprire l’Alzheimer
Uno studio apparso su Alzheimer's Research & Therapy mostra l’efficacia di una nuova tecnica di diagnosi per la malattia che sfrutta la presenza nel sangue degli esosomi leganti la proteina beta-amiloide.
«L'Alzheimer può essere diagnosticato in modo definitivo solo mediante l'esame diretto del cervello, che ovviamente è eseguibile solo post-mortem. L'accumulo di beta-amiloide nel cervello può essere misurato mediante test del liquido cerebrospinale, o mediante tomografia a emissione di ... (Continua)

08/11/2022 11:45:00 Primo trattamento genico somministrato direttamente in vena

La Crispr/Cas9 funziona anche per endovena
Per la prima volta ha avuto successo la somministrazione per endovena di una terapia genica sperimentale per il trattamento di una cardiomiopatia amiloide correlata alla transtiretina.
La malattia rara a decorso progressivo è stata quindi trattata con una somministrazione basata sulla tecnologia Crispr/Cas9 direttamente in vena. I dati della sperimentazione sono stati presentati durante l’ultimo meeting dell’American Heart Association.
"Questa è la prima sperimentazione umana in assoluto ... (Continua)

03/11/2022 15:50:00 La proteina tirosin-chinasica della milza può essere inibita

Il ruolo di Syk nella neuroinfiammazione
Uno studio apparso su Cells dimostra il ruolo chiave svolto dalla proteina tirosin-chinasica della milza (Syk) nella fisiopatologia della neuro-infiammazione. L’inibitore BAY61-3606 sembra efficace nella gestione della neurodegenerazione.
«Visto il ruolo significativo di Syk nella fisiopatologia della neurodegenerazione, sono stati sviluppati numerosi inibitori farmacologici. Uno di questi è BAY61-3606, che ha mostrato efficacia nella malattia di Alzheimer (AD) attraverso la regolazione ... (Continua)

14/10/2022 16:34:00 Brevi cicli di dieta mima-digiuno sembrano rallentarne la progressione

Una dieta per contrastare l’Alzheimer
Brevi cicli di una dieta che imita il digiuno sembrano ridurre i segni dell'Alzheimer. Sono questi i risultati di uno studio apparso sulla rivista scientifica Cell Reports. I ricercatori, guidati dal Prof. Valter Longo in collaborazione con i professori Christian Pike e Pinchas Cohen della USC (University of Southern California) “Leonard Davis School of Gerontology”, hanno scoperto che i topi che avevano seguito diversi cicli di una dieta mima-digiuno mostravano livelli più bassi di due ... (Continua)

11/10/2022 16:40:00 Alla base ragioni legate agli enzimi

L’Alzheimer preferisce le donne
C’è un enzima alla base del maggior tasso di incidenza del morbo di Alzheimer fra le donne. David King, coordinatore di una ricerca della Case Western Reserve University pubblicata su Cell, spiega: "L'eccessiva attività dell'enzima USP11 nelle femmine determina la loro maggiore suscettibilità alla proteina tau nella malattia di Alzheimer”.
Gli scienziati hanno notato nelle donne una maggiore espressione di un enzima legato al Cromosoma X chiamato peptidasi 11 specifica dell'ubiquitina ... (Continua)

26/09/2022 11:50:00 LL-37 attiva il meccanismo che consente la progressione della malattia

Alzheimer, scoperto il peptide che lo fa progredire
I ricercatori dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Istituto di Zoologia di Kunming (Cina), hanno contribuito all’individuazione del peptide antimicrobico umano, l’LL-37, che contribuisce alla progressione della malattia di Alzheimer. Lo studio è stato pubblicato su Molecular Psychiatry, rivista del gruppo Nature.
Il gruppo di ricerca dell’Università Statale di Milano, coordinato da Michele Mazzanti, aveva già condotto studi precedenti dimostrando che la proteina CLIC1, ... (Continua)

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