Terapia genica per la distrofia retinica da deficit di AIPL1

Primi dati di efficacia del trattamento sull'uomo

Grazie alla terapia genica quattro bambini (1-3 anni) non vedenti dalla nascita a causa di una malattia genetica rara (una grave distrofia retinica) hanno ottenuto miglioramenti della vista.
I risultati del nuovo trattamento, riportati su The Lancet, dimostrano che la terapia genica in età precoce può migliorare notevolmente la vista dei bambini con questa patologia.
Il trattamento (il primo per questo tipo di distrofia retinica) è stato sviluppato da esperti dall'Institute of Ophthalmology della University College di Londra e dal Moorfields Eye Hospital, con il supporto della biotech MeiraGTx (ha supportato la produzione, lo stoccaggio, il controllo della qualità e ha rilasciato e fornito la cura).
I bambini coinvolti nello studio (non randomizzato, a braccio singolo) soffrivano di una rara malattia genetica che dipende da anomalie del gene AIPL1. Si tratta di una distrofia retinica che porta in brevissimo tempo a una vista solo sufficiente a distinguere tra luce e buio.
Il difetto genetico provoca il malfunzionamento e la morte delle cellule retiniche e i bambini colpiti sono certificati come ciechi dalla nascita.
Il nuovo trattamento è stato progettato per consentire alle cellule retiniche di funzionare meglio e di sopravvivere più a lungo.
Gli esperti hanno iniettato direttamente nella retina a ciascun bambino (in un solo occhio per avere un confronto) copie sane del gene, attraverso un intervento chirurgico nella parte posteriore dell'occhio.
Miglioramenti rilevati fino a quattro anni dopo la sostituzione del gene difettoso
Le sequenze codificanti per il gene AIPL1 è stata veicolata in direzione della retina attraverso un vettore virale adeno-associato ricombinante.
Queste copie sono state in grado di penetrare nelle cellule retiniche e di sostituire il gene difettoso. Tutti e quattro hanno visto notevoli miglioramenti nell'occhio trattato (in termini di acuità visiva, visione funzionale, potenziali evocati visivi e struttura retinica) nei tre o quattro anni successivi, ma hanno perso la vista nell'occhio non trattato.
In un solo caso, un bambino trattato ha sviluppato un edema maculare cistoide. Non sono state identificate altre preoccupazioni sulla sicurezza.
“Per la prima volta disponiamo di un trattamento efficace per la forma più grave di cecità infantile e di un potenziale cambiamento di paradigma per il trattamento nelle fasi iniziali della malattia. I risultati ottenuti da questi bambini sono straordinari e dimostrano il potere della terapia genica di cambiare la vita”, ha dichiarato Michel Michaelides, oftalmologo dell'UCL Institute of Ophthalmology e prima firma dello studio.
La ricerca è stata accompagnata da un editoriale, posto dalla rivista anche sulla copertina dell'ultimo numero: “I progressi nella terapia genica per la cecità e la sordità congenite dovrebbero integrare e non compromettere un impegno a supporto delle comunità di ciechi e sordi. Sebbene queste terapie siano nelle fasi iniziali, hanno un potenziale trasformativo”.
Nel rievocare come al momento l'unica terapia genica per una malattia oculare disponibile (voretigene neparvovec) riguardi una (altra) forma di distrofia retinica, determinata dalla mutazione RPE65, il comitato editoriale della rivista ricorda come “la retina e l'orecchio siano candidati particolarmente adatti per la terapia genica”, anche se sussistono due sfide: “Il costo e l'accessibilità a questi trattamenti”.
Un'altra sfida per le malattie retiniche ereditarie riguarda “l'allineamento normativo sugli endpoint: a differenza di quanto accade per esempio per la degenerazione maculare, l'acuità visiva non è adatta per la maggior parte di queste condizioni”. Da qui la necessità di una “stretta collaborazione tra centri accademici, agenzie di regolamentazione e aziende”.
Concludono gli autori dell'editoriale: “Sebbene queste terapie siano nelle fasi iniziali e occorrano follow-up più lunghi, hanno un potenziale trasformativo per i pazienti. Anche se il beneficio visivo del trattamento precoce non fosse duraturo, le tappe evolutive raggiunte durante le prime fasi della vita potrebbero migliorare sostanzialmente la qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie”.

Fonte: AboutPharma

24/02/2025 10:10:00 Andrea Sperelli


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