Nuovi farmaci antidiabetici contro l'obesità

La dieta è spesso insufficiente per raggiungere gli obiettivi

I nuovi farmaci antidiabetici producono effetti positivi in caso di obesità, eguagliando i risultati raggiunti dalla chirurgia bariatrica.
In occasione del Congresso della Sif di Roma, gli esperti hanno discusso delle novità terapeutiche.
"Le principali novità nella cura dell'obesità provengono dai farmaci antidiabetici caratterizzati da una struttura analoga all'ormone GLP-1 e in grado di avere effetti benefici anche sul controllo della massa grassa, tanto da essere stati approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) e dall'Agenzia Europea del Farmaco (EMA) come opzione di trattamento per la gestione cronica del peso nei soggetti con obesità", ha detto Enzo Nisoli dell'Università degli Studi di Milano.
"Negli ultimi anni - spiega Nisoli - a partire dalla liraglutide sono state condotte una serie di sperimentazioni che hanno dato risultati sorprendenti, segnando l'inizio di un nuovo e promettente filone di ricerca in quest'ambito. La principale novità rappresentata dalla liraglutide è data dal fatto che non agisce solo aumentando la secrezione insulinica a livello del pancreas, ma anche a livello centrale dove, legandosi ai recettori specifici del GLP-1, induce segnali di sazietà e di riduzione dell'appetito".
Quando la correzione degli stili di vita non risulta sufficiente, è possibile prescrivere una terapia farmacologica nei soggetti con indice di massa corporea (IMC) superiore a 30 o a 27 in presenza di comorbidità o altri fattori di rischio.
Il farmaco più utilizzato è liraglutide, una molecola simile al GLP-1 utilizzata in origine per il diabete e approva in seguito come medicinale antiobesità.
Altri due farmaci sono disponibili in Italia, orlistat, che agisce a livello gastrointestinale riducendo l'assorbimento dei grassi, e l'associazione naltrexone-buproprione, psicofarmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale riducendo l'appetito e facilitando, di conseguenza, l'adesione a una dieta appropriata.
Altre molecole si trovano in fase di studio, ma durante le sperimentazioni hanno offerto risultati incoraggianti per la gestione del peso corporeo.
"Nel 2021 - prosegue Nisoli - l'FDA ha autorizzato un nuovo medicinale per il trattamento dell'obesità. Si chiama semaglutide e, rispetto alla liraglutide, ha il vantaggio di avere un'emivita molto più lunga, consentendo una somministrazione sottocutanea settimanale. Questo medicinale è disponibile anche in Europa e in Italia, ma al momento solo come farmaco antidiabetico. I risultati degli studi clinici controllati ne hanno dimostrato un effetto molto importante nella riduzione del peso corporeo, con perdite di oltre il 15% nella metà dei pazienti trattati e fino al 20% in almeno un terzo di essi".
Un altro farmaco promettente è tirzepatide, approvato di recente dalla Fda per il diabete di tipo 2, che mostra un'efficacia molto alta nei soggetti obesi.
"Si tratta - sottolinea Nisoli - di un farmaco assolutamente innovativo, in grado di combinare in una sola molecola due principi attivi: il GLP-1 e il GIP (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente). Secondo i dati pubblicati lo scorso giugno sul New England Journal of Medicine, il trattamento con tirzepatide ha comportato nei soggetti arruolati nello studio perdite di peso sino al 20-25% in una percentuale di pazienti molto elevata e mai osservata con gli altri farmaci. Sono risultati straordinari, paragonabili a quelli che si osservano con la chirurgia bariatrica. A fronte di questi numeri non possiamo che essere fiduciosi verso il futuro, pur consapevoli che c'è ancora tanta ricerca da fare al fine di comprendere a fondo i meccanismi d'azione che rendono queste molecole così efficaci nel trattamento dell'obesità", conclude Nisoli.

25/11/2022 15:15:00 Andrea Sperelli


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