Sui tumori del surrene si fanno passi in avanti. Un vasto studio internazionale ha gettato le basi per un protocollo di cura più efficace che possa combattere anche le varianti più aggressive della neoplasia.
I surreni sono due piccoli organi ghiandolari situati al di sopra dei reni, di forma triangolare e formati da una serie di elementi. La parte centrale viene definita midollare del surrene ed è preposta alla produzione di alcune sostanze chimiche fondamentali per il sistema nervoso centrale, ovvero l'adrenalina e la noradrenalina. La parte esterna è detta corticale e ha il compito di produrre gli ormoni steroidei, in particolare l'aldosterone, coinvolto nella regolazione della pressione arteriosa, degli zuccheri nel sangue e di alcuni ormoni sessuali maschili e femminili.
La ricerca sui tumori del surrene è stata pubblicata sul New England Journal of Medicine da una ventina di Centri di endocrinologia e di oncologia endocrina sparsi per il mondo, fra cui l'Unità di Endocrinologia dell'Ospedale di Padova diretta dal prof. Franco Mantero. Lo studio è stato coordinato da un team di ricercatori tedeschi di Wurzburg, che hanno sperimentato nuovi approcci terapeutici su un campione di 300 pazienti affetti da tumore del surrene.
Sono due le direzioni seguite dalla sperimentazione. Da una parte una ricerca sugli aspetti genetico-molecolari della neoplasia per verificare la presenza di marcatori utili per una diagnosi precoce; dall'altra, la sperimentazione in vivo di nuove combinazioni di farmaci.
Nella maggior parte dei casi, il tumore del surrene è di natura benigna, ma nei soggetti in cui viene diagnosticata la forma maligna - circa il 10 per cento dei casi - le opzioni di cura divengono molto più limitate. In molti casi è indicato l'intervento chirurgico di asportazione in presenza di adenomi secernenti, opzione non praticabile quando si è di fronte a un carcinoma adrenocorticale, ovvero quando la patologia si è ormai estesa anche ad altri organi. In questi casi si utilizza la chemioterapia, che a volte tuttavia non basta. Lo studio cerca di dare una risposta proprio a quei pazienti affetti da carcinoma adrenocorticale in fase avanzata che non reagisce alla chemioterapia. In tal senso, la sperimentazione ha segnalato una buona efficacia del mix chemioterapico EDP, ovvero etoposide, doxorubicina e cisplatino, più mitotane.
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