Uno studio pubblicato su Nature mostra la capacità del virus H5N1 di trasmettersi tra mammiferi, rivelando così un rischio concreto per la salute umana.
La ricerca della Cornell University descrive casi di contagio fra mucche, da mucche a gatti e a procioni.
"Questa è una delle prime volte in cui vediamo le prove di una trasmissione efficiente e sostenuta da mammifero a mammifero dell'influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità ", afferma Diego Diel, professore associato di virologia e direttore del Laboratorio di virologia dell'Animal Health Diagnostic Center, College of Veterinary Medicine dell'ateneo statunitense.
Finora sono stati segnalati 11 casi umani di influenza aviaria, tutti con sintomi lievi. Di queste infezioni, 4 erano collegate all'epidemia di H5N1 nei bovini da latte e 7 ad allevamenti di pollame, inclusi 4 casi segnalati nelle ultime settimane in Colorado.
I pazienti sono stati contagiati dallo stesso ceppo virale individuato nelle mucche. Malgrado il patogeno sia in grado di infettare l'uomo, al momento il numero e l'efficacia di queste infezioni sono bassi.
"Il timore - chiarisce Diel - è che potrebbero verificarsi potenziali mutazioni che potrebbero portare a un adattamento del virus ai mammiferi, alla sua diffusione nell'uomo e a una potenziale trasmissione efficiente tra gli esseri umani in futuro".
Il virus ha già provocato la morte di oltre 100 milioni di uccelli domestici e di migliaia di uccelli selvatici. Le mucche sono state probabilmente infettate da uccelli selvatici, mostrando sintomi come inappetenza, alterazioni delle feci, difficoltà respiratorie e riduzione della produzione di latte.
È emerso un elevato tropismo del virus - ovvero la capacità di infettare determinate cellule o tessuti - nei confronti della ghiandola mammaria e un'alta carica virale infettiva nel latte degli animali contagiati.
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