Le malattie della pelle si caratterizzano spesso per la presenza di prurito. Uno studio pubblicato su Cell da ricercatori della Harvard Medical School dimostra che la ragione del prurito è da ricercarsi nella presenza di un batterio, lo stafilococco aureo.
Gli scienziati hanno in pratica dimostrato un'inversione del rapporto di causa ed effetto, dal momento che finora si pensava che fossero i danni alla pelle indotti dal prurito a favorire la colonizzazione batterica.
Per dimostrare il contrario, i ricercatori hanno iniettato un tipo di stafilococco aureo sotto la pelle dei topi, che hanno cominciato a grattarsi senza che la cute fosse ancora danneggiata o infiammata. In sostanza, il nervo percepisce la presenza dei batteri anche in assenza di una risposta immunitaria. Altre ricerche hanno dimostrato che lo stafilococco rilascia 10 diversi enzimi o proteasi, aspetto che innesca una reazione a catena che dai neuroni della pelle arriva al midollo spinale e al cervello, innescando il prurito.
Utilizzando un farmaco, i ricercatori hanno fermato il prurito nei topi: «Potremmo bloccare il prurito, bloccando questo percorso», ha affermato Isaac Chiu, professore associato di immunologia presso la Harvard Medical School e ricercatore principale dell'articolo. «Questa scoperta - ha detto Liwen Deng - primo autore dell'articolo e ricercatore post-dottorato nel laboratorio di Chiu, potrebbe un giorno ispirare la progettazione di pillole e creme per la pelle che prendono di mira i batteri, o i loro recettori sulle cellule nervose».
«Questa nuova ipotesi è ben supportata da dati scientifici - commenta Antonio Costanzo, Responsabile Dermatologia presso IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Milano e docente di Humanitas University -. Secondo questi colleghi è lo stafilococco aureo che agisce sul sistema immunitario e sui neuroni per attivare il prurito. Una specie di inversione di causa-effetto, anche se c'è sempre bisogno di un'alterata barriera cutanea perché lo stafilococco aureo possa scatenare la reazione, anche perché questo batterio è già presente sulla nostra pelle in condizioni basali; le colonie batteriche aumentano la proliferazione in condizioni patologiche come quella della dermatite atopica (la malattia della pelle più frequente tra quelle infiammatorie)».
«Ora sappiamo che eliminare lo stafilococco aureo dalla superficie cutanea riduce il prurito, quindi un'igiene cutanea corretta, tesa a eliminare la flora batterica superficiale della pelle, può coadiuvare le terapie antinfiammatorie e ridurre il sintomo. Non solo: anche in assenza di una chiara sovrainfezione (per intenderci, le crosticine gialle), dare una crema con un antibiotico mirato allo stafilococco aureo può migliorare il prurito. Vedo meno probabile da questa scoperta andare a sviluppare farmaci per inibire l'interazione tra lo stafilococco aureo e i neuroni», conclude Costanzo.
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