La carne aumenta il rischio di diabete

Conferme da una metanalisi su quasi 2 milioni di soggetti

Non ci sarebbe soltanto l'aumento del rischio di insorgenza del cancro, ma anche quello del diabete di tipo 2 fra le conseguenze di un consumo eccessivo di carne.
A confermarlo è una metanalisi realizzata su quasi 2 milioni di soggetti pubblicata su Lancet Diabetes and Endocrinology da ricercatori della University of Cambridge School of Clinical Medicine.
In totale, il campione era formato da 1.966.444 individui, donne e uomini. Tra loro sono stati identificati 107.271 casi di diabete di tipo 2 durante un periodo di follow-up di 10 anni.
Dai risultati emerge che il consumo di carne lavorata e carne rossa non lavorata è associato a un aumento del rischio di diabete di tipo 2, mentre l'associazione con il consumo di pollame, seppur presente, è più debole. Risultati che "evidenziano l'importanza di ridurre il consumo di carne per la salute pubblica e dovrebbero informare le linee guida dietetiche", concludono i ricercatori.
A studiare il fenomeno è anche uno studio dei ricercatori dell'Inserm di Parigi pubblicato sulla rivista Diabetology edita dalla European Association for the Study of Diabetes (EASD).
I coordinatori Guy Fagherazzi e François Clavel-Chapelon hanno seguito per 14 anni oltre 66mila donne che partecipavano ad E3N, un vasto studio prospettico sul rapporto fra cancro e alimentazione.
Delle partecipanti è stato valutato il carico acido dietetico calcolando il potenziale carico di acido renale (PRAL) e la produzione netta endogena di acido (NEAP). Si tratta di tecniche per la valutazione del consumo di acido dietetico assunto attraverso gli alimenti.
Nel corso del follow up sono stati registrati 1372 nuovi casi di diabete di tipo 2.
«Una dieta ricca di proteine animali può favorire l'assunzione di acido, mentre la maggior parte di frutta e verdura costituiscono precursori alcalini che neutralizzano l'acidità», scrivono gli scienziati francesi. «Contrariamente a quanto in genere si crede, la maggior parte dei frutti come pesche, mele, pere, banane e persino limoni e arance in realtà riducono il carico acido dietetico una volta che il corpo li ha elaborati. Nel nostro studio, il fatto che l'associazione tra i due punteggi PRAL e NEAP e il rischio di diabete di tipo 2 persisteva anche dopo l'aggiustamento per le abitudini alimentari suggerisce che gli acidi alimentari possano svolgere un ruolo specifico nel promuovere lo sviluppo del diabete di tipo 2, indipendentemente dai cibi o bevande che forniscono i componenti acidi o alcalini».
L'aumento dell'acidosi riduce la capacità dell'insulina di legarsi ai giusti recettori del corpo per ridurre la sensibilità alla sostanza. «Abbiamo dimostrato per la prima volta in un ampio studio prospettico che il carico acido dietetico era associato con il rischio di diabete di tipo 2, indipendentemente da altri fattori di rischio noti per il diabete. Sono necessarie ulteriori ricerche sui meccanismi di fondo», concludono i ricercatori.

29/08/2024 10:00:00 Arturo Bandini


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