Bpco, diagnosi valida con l'indice di Tiffeneau

Indicatore efficace come consigliano le linee guida

Un nuovo studio apparso su Jama rivela l'efficacia dell'indice di Tiffeneau come parametro per la diagnosi della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).
Un valore inferiore a 0,70 dell'indice - che rappresenta il rapporto fra volume espiratorio massimo nel primo secondo e capacità vitale forzata (FEV1/FVC) - rappresenta un buon indicatore per la diagnosi della malattia.
«Questa soglia fissa era stata proposta in base all'esperienza degli esperti, ed era controversa. Ma nessuna altra soglia è risultata significativamente più accurata nelle nostre stratificazioni per sesso o in analisi aggiustate per caratteristiche sociodemografiche e antropometriche, il che suggerisce che lo 0,70 possa essere un valore davvero applicabile a tutti gli adulti», afferma Surya Bhatt, della University of Alabama di Birmingham, primo nome dello studio.
Gli scienziati hanno esaminato per 15 anni i dati relativi a 24.207 adulti con età media di 63 anni.
In questo periodo, 3.925 soggetti (16,2%) hanno sofferto di eventi correlati alla Bpco per 340.757 anni-persona (11,5 per 1.000 anni-persona). La maggior parte degli eventi consistevano in ricovero per BPCO (90,7%) e in decessi correlati alla malattia (9,3%).
I dati indicano che la soglia fissa ottimale utile per separare le persone che avrebbero avuto eventi Bpco-correlati con quelli che non ne avrebbero sofferto non era significativamente diversa dalla soglia fissa di 0,70, e che la stessa era più accurata di altre soglie fisse considerate nello studio. Fra gli altri parametri analizzati, c'era l'equazione della Global Lung Initiative.
Jørgen Vestbo, della University of Manchester, e Peter Lange, della Copenaghen University, hanno così commentato in un editoriale apparso assieme allo studio: «La questione dell'utilizzo limitato della spirometria al di fuori della medicina respiratoria pone un problema più grande rispetto al dibattito sull'esatta soglia dell'indice di Tiffeneau. In attesa di nuove scoperte, in particolare sulla genetica della malattia, è comunque utile che i medici sappiano che è possibile utilizzare una semplice misurazione e considerare un valore inferiore a 0,70 come indicatore di questo complesso disturbo», concludono gli esperti.

11/07/2019 16:15:00 Andrea Sperelli


Notizie correlate