Lo stress mina la salute

Impatto diverso su uomini e donne

Lo stress non fa sconti a nessuno. 9 persone su 10 sono colpite da una qualche forma ansiosa e la loro salute, in alcuni casi, ne è compromessa. A dirlo è uno studio dell'Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico (Eurodap) effettuata su un campione di 1000 persone.

Secondo i dati, soltanto 100 persone hanno un livello di stress nella norma che gli consente di approcciarsi al quotidiano con una certa serenità.
Delle altre 900 persone, il 40 per cento ha un livello di stress eccessivo che va oltre la propria capacità psico-fisica di riparare i danni che provoca.
"Una persona può essere stressata a vari livelli. Nel caso sia sottoposta a stress per un breve periodo non è grave, ma nella maggior parte dei casi lo stress è prolungato. È molto importante per un soggetto stressato verificare il proprio livello di stress per poi curare le malattie che ne conseguono", dice Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente Eurodap.
Intanto uno studio americano segnala una differenza di genere negli effetti prodotti dallo stress. Stando a una ricerca pubblicata sul Journal of American College of Cardiology, lo stress ripetuto avrebbe infatti effetti diversi a livello cardiaco a seconda che la vittima sia un uomo o una donna.
Uno studio organizzato per valutare l'effetto sul cuore del principio attivo escitalopram - commercializzato con il nome di Cipralex o Entact - è servito per capire le differenze di genere nell'impatto dello stress a livello cardiaco. La sperimentazione ha coinvolto 254 uomini e 56 donne affetti da diverse patologie cardiache. Il farmaco è un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina, usato in genere in caso di depressione.
Mentre eseguivano alcuni compiti stressanti dal punto di vista mentale come test matematici, i ricercatori hanno sottoposto i soggetti all'ecocardiogramma, misurando la pressione, la frequenza cardiaca e prelevando campioni di sangue.
Dai risultati è emerso che gli uomini mostravano cambiamenti a livello di pressione arteriosa e frequenza cardiaca più rilevanti rispetto alle donne, mentre queste ultime erano più soggette a ischemie miocardiche e alla riduzione del flusso sanguigno al cuore. Nelle donne, poi, è stata evidenziata un'aggregabilità piastrinica superiore e microcoaguli di sangue.
Il primo autore dello studio, Zainab Samad del Duke University Medical Center di Durham, in North Carolina, spiega: “il rapporto tra stress mentale e malattie cardiovascolari è ben noto. Questo studio ha rivelato che lo stress mentale influisce sulla salute cardiovascolare degli uomini e delle donne in modo diverso. Dobbiamo riconoscere questa differenza nel valutare e trattare i pazienti per le malattie cardiovascolari. A questo punto sono necessari ulteriori studi per verificare l'associazione delle differenze di genere nelle risposte del cuore allo stress mentale e i risultati a lungo termine. Questo studio sottolinea anche l'inadeguatezza degli strumenti di previsione del rischio disponibili, che attualmente non riescono a misurare un intero aspetto del rischio, vale a dire l'impatto delle risposte fisiologiche negative allo stress psicologico in entrambi i sessi, specialmente tra le donne”.
Anche un altro studio pubblicato su Psychoneuroendocrinology da un team internazionale di ricercatori provenienti dal Social Cognitive Neuroscience Unit di Vienna, dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste e dall'Università di Friburgo ha evidenziato le diverse reazioni allo stress percepito dagli uomini rispetto alle donne, anche se da un punto di vista più psicologico.
Secondo lo studio, gli uomini tenderebbero a chiudersi in se stessi, divenendo più egocentrici, mentre le donne avrebbero la reazione opposta, mostrando una maggiore apertura agli altri e anche maggiore empatia nei confronti delle esperienze altrui.
La ricercatrice Giorgia Silani spiega: “c'è un sottile confine tra la capacità di identificarsi con gli altri e assumere il loro punto di vista - e quindi essere empatici - e l'incapacità di distinguere tra sé e l'altro, agendo così da egocentrici. Per essere veramente empatici e comportarsi “prosocially” è importante mantenere la capacità di distinguere tra sé e l'altro, e lo stress sembra svolgere un ruolo importante in questo”.
In tal senso, lo stress agirebbe da mediatore per la concreta definizione delle nostre attitudini riguardo gli altri.
Il dott. Claus Lamm, uno degli autori che lavora presso l'Università di Vienna, spiega: “la nostra ipotesi di partenza era che gli individui stressati tendono a diventare più egocentrici. In una prospettiva egocentrica, infatti, si riduce il carico emotivo/cognitivo. Pertanto ci aspettavamo che nelle condizioni sperimentali le persone sarebbero state meno empatiche”.
Una ipotesi azzeccata, ma solo per gli uomini, a quanto pare. “Quello che abbiamo osservato è che lo stress peggiora le prestazioni degli uomini in tutti e tre i tipi di attività. Mentre per le donne era vero l'opposto - commenta la dott.ssa Silani -. Le spiegazioni possono essere ricercate a più livelli: a livello psicosociale, le donne possono aver interiorizzato l'esperienza che esse ricevano un maggiore sostegno esterno quando sono in grado di interagire meglio con gli altri. Questo significa che quanto più hanno bisogno d'aiuto (e sono quindi stressate) più esse si applicano in strategie sociali. A livello fisiologico, la differenza di genere potrebbe essere rappresentato dal sistema ossitocina. L'ossitocina è un ormone collegato con i comportamenti sociali e un precedente studio ha rilevato che in condizioni di sforzo le donne avevano livelli fisiologici più elevati di ossitocina rispetto agli uomini”.

08/11/2018 09:20:00 Andrea Sperelli


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