Come fare una polisonnografia restando comodamente nel proprio letto. È quanto hanno realizzato i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e della West Virginia University, fra cui l'italiano Giovanni Traverso, professore associato di Ingegneria meccanica al MIT e gastroenterologo al Brigham and Women's Hospitali; Robert Langer, professore del MIT Institute e membro del Koch Institute for Integrative Cancer Research del MIT.
Al posto della polisonnografia, complicato esame che prevede che il paziente trascorra una notte intera collegato a un macchinario, lo studio, pubblicato su Device, ha analizzato l'efficacia di una capsula ingeribile chiamata Vitals Monitoring Pill.
La capsula monitora i parametri vitali all'interno del tratto gastrointestinale del paziente ed è dotata di un accelerometro che rileva i movimenti generati dal battito cardiaco e dall'espansione dei polmoni del paziente. La capsula è alimentata da due piccole batterie ed è dotata di un'antenna wireless che trasmette i dati a un dispositivo esterno.
Il team guidato da Traverso ha raccolto 57 ore di dati da 10 soggetti che soffrivano di apnee notturne e che erano comunque collegati ai macchinari per la normale polisonnografia. In tal modo hanno potuto confrontare le misurazioni dei due sistemi.
«Lo stomaco generalmente offre alcuni dei segnali migliori, soprattutto perché è vicino al cuore e ai polmoni, ma sappiamo che possiamo percepirli anche altrove», spiega Traverso.
Stando ai dati, gli atti respiratori individuati erano in un range compreso fra 9 e 25 respiri al minuto, e i segnali cardiaci fra i 40 e i 95 battiti al minuto. La pillola ha individuato i momenti in cui i soggetti smettevano di respirare durante le fasi di apnea notturna.
La pillola viene eliminata per via naturale senza danni all'organismo, come hanno dimostrato le radiografie effettuate due settimane dopo sui volontari.
«Prevediamo che ci saranno ampie applicazioni per questo dispositivo, con il potenziale per migliorare il monitoraggio dell'apnea notturna e di altre condizioni respiratorie come l'asma o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)”, spiega Traverso al Corriere della Sera.
Su modello animale, i ricercatori hanno scoperto che la pillola era in grado di misurare la depressione della frequenza respiratoria derivante da una grande dose di fentanyl, il farmaco oppioide che negli Usa ha causato la morte di 200mila persone in tre anni. «Sappiamo che chi ha avuto un'overdose corre un rischio maggiore di recidiva, quindi tali individui potrebbero essere monitorati più da vicino in modo che, in caso di un'altra overdose, qualcuno possa aiutarli», afferma Traverso.
I ricercatori ipotizzano la possibilità di incorporare nella pillola un agente anti-overdose come il nalmefene, così che il rilascio del farmaco si attivi nel momento in cui la frequenza respiratoria del soggetto rallenti o si fermi.
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