Qualche anno fa un gruppo di ricercatori della University of Washington di Seattle dimostrò di aver trovato la cura per il daltonismo. Gli scienziati descrissero su Nature l'efficacia del loro approccio basato sulla terapia genica, presentando risultati molto soddisfacenti ottenuti sulle scimmie.
Ora l'ateneo americano ha trovato il modo di sviluppare una vera e propria terapia grazie alla collaborazione di Avalanche Biotechnologies, un'azienda californiana incentrata appunto sulle biotecnologie.
Il daltonismo fu descritto per la prima volta alla fine del diciottesimo secolo dal chimico inglese John Dalton, da cui poi prese il nome. Il difetto consiste nell'incapacità di distinguere buona parte dei colori presenti in natura. La causa, genetica, risiede nel cromosoma X, ragion per cui l'incidenza è molto più frequente fra gli uomini. Le donne, infatti, hanno due copie del cromosoma, il che le mette quasi sempre al riparo dal disturbo.
La mutazione a carico del cromosoma va a colpire i coni, ovvero le cellule retiniche che trasformano il segnale luminoso in impulso elettrico da inviare alla corteccia visiva.
La terapia genica prevede l'inserimento di nuove cellule prive della mutazione. Nelle scimmie il difetto venne azzerato grazie all'ausilio di un virus reso inattivo e contenente la copia corretta del gene. Per completare l'esperimento, però, i ricercatori dovettero ricorrere a un delicato intervento chirurgico alla retina.
Ora però gli scienziati americani stanno studiando una tecnica alternativa che arrivi a correggere la mutazione senza bisogno di complicate operazioni. Hanno pensato così di creare un liquido che contiene il gene funzionante, da iniettare direttamente nell'umor vitreo, la sostanza gelatinosa che dà forma all'occhio.
I ricercatori pensano di iniziare i primi test sull'uomo nel giro di due anni.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293611 volte