Un'app per tenere sotto controllo la psoriasi

Possibile misurare i tre indicatori di gravità della patologia

Arriva la prima app che valuta l'andamento della psoriasi grazie all'analisi dei tre indicatori principali della malattia. A metterla a punto è l'azienda farmaceutica Janssen e il suo nome è Psoriasis 360, disponibile sulle piattaforme iOS e Android.
Seguendo le indicazioni di un'interfaccia semplice ed intuitiva, il paziente può calcolare attraverso dei rapidi test: il Psoriasis Area Severity Index (PASI), che combina la valutazione della gravità complessiva di lesioni come arrossamento, desquamazione e ispessimento con l'estensione della superficie corporea lesionata in un punteggio compreso tra 0 (nessuna malattia) e 75 (stadio massimo della malattia); il Body Surface Area (BSA), comunemente usato per misurare l'estensione della zona del corpo coperta da placche; il Dermatology Life Quality Index (DLQI), il primo strumento usato in dermatologia per stabilire, attraverso una serie di domande mirate, l'impatto della malattia sulla qualità di vita del paziente.
Al termine dei test, i punteggi ottenuti vengono automaticamente salvati e registrati in una sezione, raggiungibile dal menù principale della App, chiamata "Centro risultati", che permette al paziente di avere a portata di mano uno storico del progresso della malattia e di condividere i risultati via e-mail col proprio medico curante, supportandolo così nella valutazione clinica e nel processo decisionale.
L'app rappresenta uno strumento in più a disposizione dei pazienti affetti da psoriasi, una malattia infiammatoria cronica della pelle che colpisce 80 milioni di persone in tutto il mondo e secondo le stime più recenti circa il 3% della popolazione italiana. Tale patologia, che si manifesta sotto forma di desquamazioni di colore bianco-argenteo in aree del corpo a seconda dei casi più o meno localizzate, pur non essendo contagiosa e non rappresentando una minaccia per la vita dei pazienti, spesso incide fortemente sulla loro qualità di vita, perché ne limita la capacità di relazionarsi.

27/10/2015 10:54:38 Andrea Sperelli


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