Un antistaminico per la sindrome dell'intestino irritabile

Sintomi ridotti grazie all'uso di ebastina

Un team di ricercatori della Katholieke Universiteit di Leuven, in Belgio, ha identificato l'origine del dolore addominale nei pazienti affetti da sindrome dell'intestino irritabile (IBS).
I pazienti affetti dalla patologia hanno un intestino estremamente sensibile associato a una percezione del dolore più intensa. Il fenomeno è paragonabile alla maggiore sensibilità della pelle nei confronti dell'acqua calda dopo una bruciatura. L'esatta causa di questa ipersensibilità è rimasta a lungo sconosciuta. Ai ricercatori era già noto il fatto che gli intestini dei pazienti affetti da IBS contenessero quantità più elevate di istamina, ma il nesso specifico con l'ipersensibilità non era stato finora chiarito.
Guy Boeckxstaens, docente di Gastroenterologia presso l'ateneo belga, ha dimostrato, insieme al suo team, che l'istamina ha un impatto sul recettore del dolore TRPV1. Nei pazienti affetti da IBS, l'istamina rilasciata nell'intestino rende il recettore ipersensibile. I ricercatori belgi hanno scoperto che l'istamina interferisce con il recettore per l'istamina 1, localizzato nei nervi che contengono TRPV1. Hanno inoltre scoperto che, bloccando il recettore per l'istamina 1, si può prevenire l'effetto sensibilizzante prodotto dall'istamina su TRPV1.
Sulla base di tali scoperte, i ricercatori hanno messo a punto una soluzione al problema, organizzando uno studio clinico pilota per valutare l'effetto di una sostanza che blocca il recettore per l'istamina 1 nei nervi, in modo tale che la sensibilità di TRPV1 non aumenti. La sostanza in questione è l'ebastina, antistaminico già utilizzato per le riniti allergiche. I pazienti trattati con ebastina per 12 settimane hanno beneficiato di una riduzione del dolore addominale significativa rispetto al gruppo di controllo. Uno studio di follow up ora testerà l'effetto dell'ebastina su 200 pazienti affetti da IBS.
La sindrome dell'intestino irritabile colpisce circa il 10-15 per cento della popolazione. Al momento, le terapie puntano a normalizzare il transito intestinale e il meccanismo di evacuazione, ma non riescono a ridurre il dolore addominale sperimentato dai pazienti, per i quali, tuttavia, ora c'è una nuova speranza.

14/01/2016 16:29:38 Andrea Piccoli


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