Le innovazioni nell'ambito della chirurgia bariatrica sono all'ordine del giorno. Dal congresso dell'International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders (Ifso) di Napoli arriva la notizia di un nuovo intervento per la riduzione dello stomaco che avviene per via trans-orale, come una gastroscopia. Da questo intervento ci si può attendere la perdita di una percentuale fra il 15 e il 20% del peso corporeo. Si chiama endosleeve ed è gastroplastica verticale endoscopica che avviene senza incisione e quindi senza cicatrici.
"Effettuata in pochi centri selezionati, la endosleeve è una recentissima procedura bariatrica endoscopica che consente di ridurre il volume gastrico usando come accesso la bocca, proprio come avviene in una gastroscopia - spiega Luigi Angrisani, presidente del congresso Ifso -. Questa procedura evita quindi l'incisione chirurgica della cavità addominale consentendo una riduzione del peso in eccesso, seppur più modesta rispetto alla sleeve gastrectomy tradizionale, che può durare circa 2-3 anni".
Si possono operare i pazienti con un indice di massa corporea fra 30 e 40 che non possono sottoporsi a procedure chirurgiche o pazienti con Bmi maggiore di 40 come passaggio intermedio prima della chirurgia tradizionale.
"La endosleeve si esegue in anestesia generale e in sala operatoria utilizzando un gastroscopio, che si fa passare attraverso la bocca, e una cucitrice endoscopica - aggiunge Angrisani -. Una volta posizionato l'apparecchio nello stomaco, si procede alla sutura. La procedura, che è reversibile e ripetibile, richiede una degenza postoperatoria ridotta e un ritorno rapido alle attività quotidiane dopo solo qualche giorno".
L'endosleeve rappresenta dunque un'opzione terapeutica mini-invasiva sicura ed efficace che integra la chirurgia bariatrica. "Ma, in alcuni casi, può essere considerata un'alternativa per quei pazienti non candidabili all'approccio chirurgico tradizionale. Oltre a ridurre le dimensioni e il volume dell'organo, procura un effetto di regolazione sugli ormoni dell'appetito", conclude Angrisani.
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