Se ancora non si è riusciti a eliminare l'Hiv o a prevenirlo con l'ausilio di un vaccino, è altrettanto vero che gli strumenti messi in campo dai ricercatori hanno in molti casi derubricato l'infezione a malattia cronica, togliendo lo spettro della condanna a morte certa per chi ne è portatore.
Ora un nuovo studio pubblicato su Lancet dai ricercatori del Global Health Impact Group di Atlanta analizza il rischio reale di infezione in soggetti con carica virale bassa, andando oltre l'equazione U=U (undetectable = untrasmittable), secondo cui le persone con Hiv che seguono correttamente una terapia antiretrovirale, e che hanno carica virale non rilevabile, non trasmettono il virus ai partner.
L'analisi di 244 studi che hanno coinvolto 7.762 coppie con un partner sieropositivo mostra infatti che non esiste prova di una possibile trasmissione del virus se la carica virale è inferiore a 600 copie per ml (numero delle copie di virus per millilitro di sangue) e che le probabilità di infezione sono estremamente basse, vicine allo zero, quando la carica virale è inferiore a 1.000 copie per ml. Secondo i calcoli, nel corso di un rapporto sessuale con un partner con una carica virale inferiore a 1.000 copie per ml la probabilità di infettarsi è pari allo 0,00028%, praticamente inesistente.
«Questi risultati dovrebbero consentire lo sviluppo e la diffusione di campagne di prevenzione in tutti i contesti, compresi quelli che non hanno un accesso costante ai test della carica virale basati sul plasma (i Paesi a basso e medio reddito) - concludono gli autori -. Una carica virale non rilevabile dovrebbe essere l'obiettivo finale per la gestione clinica di tutte le persone che vivono con l'Hiv in trattamento con la terapia antiretrovirale. Tuttavia, le prove che dimostrano un rischio quasi nullo di trasmissione sessuale quando le cariche virali sono inferiori a 1.000 copie per ml offrono una grande opportunità per destigmatizzare le persone che vivono con l'Hiv e promuovere l'aderenza alla terapia antiretrovirale».
Lo studio è peraltro l'ennesima conferma dell'importanza della terapia antiretrovirale, che consente di mantenere inattivo il virus.
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