Sempre più diffuso il diabete in ogni classe d'età . È il quadro sconfortante di uno studio dell'Università di Harbin, in Cina, coordinato da Fan Wang e pubblicato sul British Medical Journal.
La malattia è in aumento anche fra i 15 e i 39 anni, passando da 117 casi ogni 100.000 nel 1990 a 183 ogni 100.000 nel 2019. Di conseguenza, aumentano anche gli anni di disabilità da 106 a 150 ogni 100.000.
Per i soggetti con meno di 40 anni, il principale fattore di rischio è il sovrappeso, anche se influiscono l'inquinamento atmosferico, il fumo e la dieta povera di frutta e verdura. Il controllo del peso rimane l'aspetto di politica sanitaria fondamentale per ridurre il numero dei casi.
L'aumento dei casi fra i giovani riguarda soprattutto i paesi in via di sviluppo, le donne sotto i 30 anni e gli uomini sopra i 30 anni.
Dallo studio emerge la necessità di modificare gli stili di vita, con particolare riguardo all'alimentazione, per invertire il trend epidemico in atto. La malattia comporta gravi complicanze come la perdita di vista, rischi cardiovascolari e maggior rischio di morte precoce.
Una serie di rischi già noti che tuttavia riguarderanno sempre più anche i più giovani dato il trend in atto.
Negli Stati Uniti le stime parlano di un aumento annuale del 2,3 per cento di diabete di tipo 2 negli under 30, dal 2010 ad oggi. Gli esperti prevedono inoltre che il numero di giovani con diabete di tipo 2 sia destinato a quadruplicare negli Usa tra il 2010 e il 2050. Non ci sono dati italiani ufficiali, ma proiettando il dato Usa nel nostro Paese, è possibile stimare che negli ultimi 10 anni la popolazione dei giovani con diabete di tipo 2 (una forma tipica dei loro padri o addirittura dei loro nonni) si è raddoppiata, arrivando a interessare circa 150 mila soggetti.
Anche in queste fasce d'età , i principali fattori di rischio predisponenti sono l'obesità , la storia familiare e lo stile di vita sedentario. Recenti studi multicentrici hanno portato a grandi progressi nella nostra comprensione dell'epidemiologia, fisiopatologia, diagnosi, terapia e complicanze di questa malattia.
In questa edizione del congresso EASD è stata dedicata una sessione scientifica a questo problema di emergente gravità . Il titolo parla chiaramente Perché il diabete tipo 2 in età adolescenziale è una malattia più aggressiva? Si riconosce, quindi, che i dati scientifici fin qui ottenuti dimostrano che in queste fasce di età la malattia è più aggressiva. L'insorgenza del diabete in giovane età è associata inoltre a una più lunga esposizione alla malattia e a un aumentato rischio di complicanze croniche, sia macro che microvascolari, legate a un periodo maggiore di esposizione a elevati livelli di glicemia. Inoltre, si stanno accumulando prove del fatto che il diabete di tipo 2 a esordio giovanile abbia un fenotipo patologico più aggressivo, che porta allo sviluppo prematuro di complicanze, con effetti negativi sulla qualità della vita e effetti sfavorevoli sugli esiti a lungo termine.
Il diabete di tipo 2 nei giovani è associato a grave resistenza all'insulina e a un progressivo deterioramento della funzione delle cellule beta pancreatiche. Contrariamente al diabete di tipo 2 adulto, il declino della funzione delle cellule beta nel diabete di tipo 2 giovanile è da tre a quattro volte più veloce e i tassi di fallimento terapeutico sono significativamente più alti nei giovani che negli adulti. Il diabete di tipo 2 a esordio precoce colpisce infine anche più individui in età lavorativa, accentuando gli effetti sociali avversi della malattia.
Le opzioni terapeutiche per questa condizione sono fortemente ridotte, e gli studi disponibili ancora pochi. Insieme alle modifiche dello stile di vita, di importanza capitale, la metformina rimane la terapia di prima linea per gli adolescenti con diabete di tipo 2, sebbene la maggior parte progredisca rapidamente verso l'insuccesso del trattamento e la terapia insulinica. Esiste un motivo in più per la prevenzione dell'obesità negli adolescenti e nei giovani: arrestare l'aumento del numero di giovani con diabete tipo 2. L'onere della prevenzione non ricade solo sui medici, ma inizia dalla famiglia, dalla scuola, dai responsabili delle politiche sanitarie, e coinvolge varie componenti della società , inclusa l'industria alimentare.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
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