I Pfas - sostanze perfluoroalchiliche utilizzate da oltre 60 anni - hanno effetti sulla salute preoccupanti, come emerge dall'ultima analisi comparativa pubblicata su Toxics da scienziati dell'Università di Bologna e dell'Università di Padova.
Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) rientrano all'interno dei PFAS 4.730 diverse molecole, rendendo questo gruppo la più estesa famiglia di inquinanti emergenti.
Queste sostanze mostrano un'elevata stabilità molecolare, il che li rende in grado di penetrare nell'ecosistema acquatico e risalire la catena alimentare fino agli esseri umani. Sono state trovate tracce di Pfas nel latte materno, nella placenta, nel liquido seminale e nei capelli.
Gli scienziati italiani hanno raccolto 2.144 campioni di 7 diverse specie animali per analizzare le risposte a livello molecolare dell'esposizione ai Pfas. Sono emersi diversi effetti negativi sulla salute, in particolare una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile. Tutti elementi che possono spiegare gli effetti dannosi dei Pfas sulla fertilità e sullo sviluppo fetale.
I Pfas inoltre producono una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, fra cui leucemia, cancro al seno e pancreas. I dati testimoniano anche un incremento della mortalità nei soggetti colpiti da tumori dei tessuti linfatici ed ematopoietici ed esposti alle sostanze.
I Pfas mostrano un effetto tossico anche sul sistema immunitario. L'esposizione ai Pfas aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l'aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.
Le molecole di Pfas sono risultate associate anche a un aumento dei livelli di diversi tipi di lipidi, aspetto che conferma il sospetto che l'esposizione alle sostanze aumenti la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.
"Dalla nostra analisi abbiamo identificato e riportato diversi geni che mostrano una risposta trascrizionale coerente ed evolutivamente conservata ai Pfas", dice Federico Manuel Giorgi, professore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell'Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. "Il nostro obiettivo era evidenziare gli effetti molecolari indotti dai PFAS non solo al livello dei singoli geni, ma anche su varie vie molecolari e tipologie cellulari".
"Riteniamo che i risultati ottenuti possano offrire una nuova prospettiva sulle risposte molecolari all'esposizione ai Pfas e ci auguriamo che possano fornire le basi per lo sviluppo di strategie di mitigazione degli effetti dannosi di queste sostanze", conclude il ricercatore.
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